Il Napoli è ormai in fuga con 8 punti dalla seconda classificata (il Milan), il sogno scudetto si fa più concreto. Chi meglio del primo allenatore a regalare il tricolore alla città per spiegare l’exploit della squadra di Luciano Spalletti? Ottavio Bianchi, leggenda delle panchine calcistiche italiane, è intervenuto in trasmissione per commentare il momento magico dei partenopei, toccando anche molti altri temi.

Il Napoli mi dà l’impressione che sia nel momento giusto per raccogliere i risultati. Quando si va così bene è perché tutto funziona, dal campo alla società, che ha rimpiazzato le cessioni in modo brillante. Anche chi entra a 10′ dalla fine si sente protagonista, inoltre con il regolamento attuale e i cambi arrivati a 5 si possono fare tantissimi aggiustamenti tattici. E’ una squadra compatta, senza divi, che ha voglia di fare, dove tutti si aiutano. Peraltro, sono parecchi anni che il Napoli è in quelle zone, e ora è sola al comando con le altre piene di acciacchi“, spiega Bianchi.

Parole al miele anche per Kvicha Kvaratskhelia, l’ala georgiana che sta facendo impazzire gli avversari a suon di assist e giocate di gran classe. Un colpo arrivato in sordina a opera del Direttore sportivo Cristiano Giuntoli che sta sparigliando le carte del campionato. “Per me è stata una sorpresa assoluta, non sapevo chi fosse. Le qualità del singolo poi esaltano il collettivo, che a sua volta ne beneficia. Anche Kim si è inserito molto bene“.

Un Napoli, dunque, che pare inarrestabile. Chi potrebbe insidiarlo tra le altre contendenti? “L’unica squadra che può ostacolare il Napoli è il Napoli. Le altre paiono troppo distanti, non solo in classifica, ma anche dal punto di vista del gioco. La vera problematica è che in mezzo c’è una grossa interruzione causata dal Mondiale, ma credo che le altre si giocheranno secondo posto e posizioni Champions. Sembra quasi un campionato estero, tipo quello francese e tedesco, di solito qui non succede. Il Napoli, va detto, ha pochi giocatori in Qatar, ma questa pausa non ci voleva visto il momento di forma. Guai a pensare di aver già vinto: l’ambiente non deve iniziare a festeggiare già adesso, ma mi dicono dalla città che l’entusiasmo è più maturo“.

Spazio anche per un commento sull’Atalanta, che è al settimo anno con Gianpiero Gasperini al timone: “Siamo abituati ad allenatori che si lamentano di non avere giocatori adatti al loro gioco, che pensano molto agli schemi. Gasperini ha sopperito alle assenze che ha avuto via via in modo brillante senza integralismi, sta seguendo l’insegnamento dei vecchi: applica il sistema più adatto al capitale umano che ha. Dopo anni di lavoro ben fatto, bisogna dargli atto che sa giocare in tutti i modi“.

E sulle difficoltà di José Mourinho: “Quando guardo la Roma mi entusiasmo pensando al lavoro che fa il portoghese. Se io avessi perso, come lui ha fatto, il Derby, avrei avuto settantamila persone che mi insultavano. La sua abilità è riuscire a superare certe burrasche con estrema facilità, è una caratteristica che ammiro. Poi, la squadra è in grande difficoltà. Io ero in finale di Coppa Uefa e Coppa Italia, era da poco venuto a mancare l’ex presidente Viola, il trascinatore di tutti. Andammo a giocare a Pisa e misi in campo dei giovani perché avremmo avuto di lì a poco partite determinanti, vincemmo a malapena 1-0 ma a fine partita si festeggiò come non mai… eppure non avevamo vinto nulla. Il motivo? Eravamo arrivati davanti la Lazio, sembrava più importante delle due finali“.