Sono sempre più gli episodi in cui gruppi sparuti di individui chiedono la rimozione di statue, scritti, autori parte del patrimonio storico e culturale di un Paese. E’ la Cancel culture, dove si disconoscono il valore e gli insegnamenti del passato in nome del politicamente corretto. Una tendenza, questa, usata da attivisti sulla rete, ma non solo. “E’ una pratica molto orwelliana“, commenta il filosofo Diego Fusaro. “L’idea che su Wikipedia si possano continuamente cambiare informazioni su un dato argomento, cancellandole e riscrivendole, va in questa direzione, E infatti si parla di “cancellazione della cultura” e non di cultura della cancellazione, è una sorta di imperialismo del presente che con i suoi parametri tende a voler cancellare il passato. E’ una forma di tirannia della memoria con cui si pretende di fare giustizia della Storia cancellando il passato: magari arriveremo a radere al suolo Latina perché fondata dal Fascismo. Una filosofia, questa, che ha una sua coerenza con la globalizzazione dominante“.

Eppure, dalla Storia si possono ricavare numerose lezioni. Nella democrazia tebana, per esempio, c’era una politica molto efficace sui conflitti di interessi, che riservava la facoltà di intraprendere la carriera politica solo a chi non avesse commerciato per almeno 10 anni. “Secondo Horkheimer, per esempio, la società perfetta era la polis greca senza gli schiavi, con eguale trattamento per tutti. Condivido questo pensiero: la democrazia come governo del ceto medio aristotelico era contro la plutocrazia e una società pauperizzata. Era per il giusto mezzo. Se vuoi occuparti della polis, e cioè del pubblico, devi astenerti dal profitto personale per anni. Se ci fossimo basati su questo, non avremmo avuto molti politici”.

Tra le critiche principali del politicamente corretto c’è quello del “fascismo”. Non più fenomeno storico ma, come asserisce Fusaro, “categoria metastorica”. “Oggi è quasi un insulto riservato a chiunque non sia d’accordo sulla vulgata. Il Fascismo è esistito storicamente: continuare a delegittimare come tale ogni tentativo anche di critica dell’esistente è una forma di disonestà completa. E’ una clava usata contro chi non si allinea all’ordine dominante, e chi si identifica ancora con quei simboli è l’utile idiota del pensiero dominante. L’antifascismo è doveroso quando c’è il fascismo, oggi si tratta di una pagliacciata della società dei consumi che permette alla sinistra fucsia di essere ultracapitalista dicendo però di essere antifascista, quando il Fascismo non c’è da 70 anni. E sotto questo si accetta ogni sopruso dei mercati“.