Noi ci sforziamo tanto di parlare di calcio. Ciò vuol dire prendere una partita, sezionarla in vari momenti e analizzarli da tanti angoli visuali. Parlare di pallone vuol dire entrare in un bar e dire: la Roma ha vinto con l‘Inter perché un po’ è stata fortunata, un po’ ha giocato solo in contropiede, poi ha sbagliato Handanovic ecc. La componente di casualità ci sarà sempre. La partita sarebbe potuta finire diversamente perché i giallorossi hanno vissuto momenti negativi nella gara. Nel finale del primo tempo, quando arriva il lampo di Dybala e il mezzo infortunio tecnico di Handanovic, la Roma stava subendo troppo con un atteggiamento remissivo.

Però, come ascoltiamo nelle nostre radiocronache con Aspri nella ‘Botta Calda‘ subito dopo il match, sentire tanti romanisti dire che i giallorossi giocano male è abbassarsi a parlare di ‘pallone‘ e non di ‘calcio‘. Premettiamo che sull’estetica calcistica si possono nutrire sfumature di opinioni differenti su cosa sia efficace, bello e su cosa sia efficacemente bello. E’ indubbio che le squadre di Mourinho non giocano come quelle di Guardiola, ma ridurre a qualcosa di episodico la vittoria di Milano quando la Roma capitalizza il pareggio facendo emergere le fragilità dell’Inter, vuol dire che i giallorossi sono stati bravi a far leva sulla componente dell’emotività collettiva propria e di quella dell’avversario.

Nei commenti invece sto sentendo che il risultato punisce l’Inter e fa traballare la panchina di Inzaghi, ma sembra più timida l’analisi dei meriti della Roma. Avere Dybala è un merito e non un demerito, dipendere eccessivamente da Dybala è un problema. Però iniziare con una formazione disorientante, per poi affidarsi a cambi che nel finale di partita riportano su la Roma e frustrano ulteriormente i nerazzurri è un altro merito. Azzeccare il momento dell’ingresso di Abraham, che è stato bravissimo nel saper soffrire aiutando la squadra, è un altro merito. Quindi banalizzare i contenuti tecnici, tattici, temperamentali e atletici della Roma vuol dire analizzare un po’ in modo casuale. Non voglio scomodare Melli con l’articolo quinto, secondo cui chi vince ha sempre ragione. Prescindendo dal tabellino del risultato, come diceva Fabio Capello: “Bisogna essere seri“. Non si può scherzare con i contenuti: parlate di calcio, non di pallone. Al pallone giocateci in spiaggia.

Paolo Marcacci