Una guerra, quella in Ucraina, in cui si è fatto presto – troppo presto – a definire gli invasori e gli invasi; un caro bollette che rischia di ridurre sul lastrico milioni di cittadini; una classe politica interessata più a piccole bagarre interne che all’ascolto del Paese reale. Per dirla con Boris, “questa è l’Italia del futuro: un Paese di musichette, mentre fuori c’è la morte!”. Fabio Duranti non ci sta.

“Oggi i programmi mescolano argomento diversi tra loro perché in questo modo fanno due favori: da una parte, trattengono un po’ di quel pubblico che voleva un po’ di svago, dall’altra accontentano il padrone, colui che ha i soldi. D’altronde, gli stipendi dei mezzi di informazione – soprattutto di quelli mainstream – non li paga un editore che poi, sulla base della sua reputazione, deve trovare fonti di finanziamenti. Detto ciò, i palinsesti sono pieni di programmi che in realtà non dicono nulla“.

“Noi continuiamo così, con i fatti, continuando a dire e pensare che il Sole sorge a Est, anche se qualcuno vuole farci credere che si sia spostato altrove. Questo, ovviamente, ha comportato per noi gravissimi danni (parliamo di cifre a sei zeri) che si sono riverberati sulle nostre possibilità di crescita. Ma dobbiamo riappropriarci della nostra capacità di giudicare. Nonostante loro non vogliano, il Sole continua a sorgere a Est e non accetto di dire che sorge da un’altra parte per compiacere il potente”.