L’espressione Governo tecnico” (o “Governo dei tecnici”) intende un Governo “non politico”, distaccato dai partiti politici e chiamato ad adottare decisioni “tecniche” per far fronte a situazioni di emergenza. La formula è tornata di attualità nell’estate 2011 quando, di fronte alla crisi dei mercati finanziari (la crisi cosiddetta “del debito sovrano“), il Governo allora in carica non è parso in grado di fornire risposte adeguate, determinando l’avvio dell’iter che ha portato alla formazione dell’esecutivo presieduto da Mario Monti. Un tentativo, quindi, di risoluzione dei problemi di un Paese seguendo una linea scientifica, razionale e rigorosa che solitamente parte dall’economia. 

La domanda è quindi questa: un banchiere, un giurista o un ambasciatore può svolgere il compito di Governo meglio di un politico di professione? Quanto contano i titoli nella scelta di un Ministro o di un componente della compagine governativa?

Il Prof. Alberto Contri, esperto di comunicazione, non ha dubbi: per fare il Ministro, il curriculum conta. “Io, come ho già detto varie volte, ho lavorato tutta la vita in multinazionali della comunicazione. Ai vertici di queste aziende ci sono persone che hanno minimo due lauree e minimo due master. Per lavorare nelle grandi imprese devi avere questo curriculum di studi. Io sostengo che per diventare Ministro dovresti averne quattro di lauree. Dovresti avere molta più competenza, oltre che tecnica, politica. Abbiamo avuto un episodio finito tragicomicamente: quello di Di Maio. Non esiste la grazia di stato per quelli che improvvisamente diventano Ministri. O meglio, esisteva un tempo. Quando arriva ad una certa carica una persona che ha già il suo bravo curriculum e, compreso nella sua maggiore responsabilità, entra anche in questa sorta di grazia di Stato, ma non avviene automaticamente per tutti”.

E continua, rivolgendosi ai vincitori delle elezioni, dicendo: “Lo scongiuro che faccio è questo: state attenti, va bene entrare in Senato e in Camera, però ai ministeri metteteci persone competenti. Stiamo attenti anche ai cosiddetti tecnici perché, per quel che riguarda la salute, se posso dire, ci sono alcuni nomi ‘pesanti’. Persone come Nordio, come lo stesso La Russa, come la Matone, che hanno detto sui vaccini delle stupidaggini di carattere scientifico di proporzioni colossali. Bisognerebbe che, almeno questi cosiddetti ‘nuovi’, si informassero e accettassero il concetto del dubbio, della precauzione, e accettassero per lo meno un confronto con la commissione medico-scientifica indipendente che ormai ha raccolto una grande quantità di dati. Non ci fate soffrire nuovamente come abbiamo sofferto con i Cinque Stelle. Questa è l’ultima occasione per l’Italia, ma anche la prima e ultima occasione che ha chi ha vinto le elezioni. Fate attenzione“.

Fabio Duranti, invece, la pensa diversamente riguardo ai cosiddetti “migliori”: “Non sono d’accordo sul fatto che i Ministri debbano avere ’54mila’ titoli. Abbiamo visto che i tecnici, quelli mega preparati, hanno combinato dei disastri che la metà bastava. Io non credo che sia un titolo che ti da la possibilità di. Anche perché il titolo non esclude il fatto che tu possa essere in qualche modo parte del sistema, anzi: Draghi avrebbe dovuto far diventare l’Italia il ‘Paese dei fiorellini’ invece siamo il ‘Paese delle macerie’. Le persone debbono avere sensibilità politica e le persone preparate devono eseguire. Io credo che chi governa debba avere la sensibilità politica e sociale ed avere una visione d’insieme, poi il tecnico fa il tecnico. Da quando abbiamo iniziato a fare questi ragionamenti, che bisogna avere molti titoli per fare le cose, abbiamo dei disastri colossali. La politica non ha nulla a che vedere con la preparazione tecnica, a mio parere”.