La vincitrice è lei: Giorgia Meloni conquista il 26,10% degli elettori e prenota la poltrona più importante a Palazzo Chigi. Niente da fare per il centrosinistra, che si sgambetta anche da solo nel momento in cui Carlo Calenda (al 7,7%) si candida e ostacola Emma Bonino nel suo stesso collegio (né lei né +Europa saranno in Parlamento). Episodio che ben riassume la sconfitta delle strategie del centrosinistra, il cui baluardo – il PD – resta sotto la soglia psicologica del 20%. Ci sarà da discutere molto anche sul risultato del M5S, dato in calo, ma non certo morente vista la gran rimonta al sud che lo porta al 15,4%: “Ci davano in picchiata, rimonta significativa”, dice Giuseppe Conte, ma i numeri rispetto al 2018 certificano il calo vertiginoso. Come quello della Lega ferma all’8,89% e quasi al pari con Forza Italia (8,27%).

Discorso a parte per i partiti ‘antisitema’: Italexit non raggiunge lo sbarramento totalizzando l’1,9% di preferenze, un risultato molto deludente di cui è probabilmente complice la sfaldatura con le altre forze del dissenso (Vita e ISP), ma per Gianluigi Paragone un fattore decisivo sarebbe l’affluenza (al 64% in totale, 7% in meno del 2018).

Vince FDI, vince Giorgia Meloni di cui già si fa un gran parlare nel mondo. “Il popolo italiano ha deciso di riprendere in mano il proprio destino, eleggendo un governo patriottico e sovranista. Bravi Meloni e Salvini” scrive in un tweet la leader del Rassemblement National, Marine Le Pen;  “Congratulazioni, vittoria meritata“, commenta il premier ungherese, Viktor Orbán; ma non mancano virgolettati al vetriolo: “La Francia sarà attenta al rispetto dei diritti umani e dell’aborto in Italia“, ha affermato invece il primo ministro francese Elisabeth Borne. Da oltreoceano parlano infine di “svolta a destra del’Italia“, sebbene la possibile premier non abbia mai parlato di abolizione della legge 194 né abbia mai messo in discussione sanzioni alla Russia e armi all’Ucraina. Siamo proprio sicuri?