È di una tragedia che purtroppo oggi desidero parlarvi ed è quella riguardante il grande filosofo russo Aleksandr Gel’evič Dugin, leggo su Repubblica “Russia, morte in un’esplosione di auto la figlia di Dugin. Erano insieme, lui ha cambiato macchina all’ultimo momento”. La vicenda è accaduta tragicamente nella notte di sabato scorso, quando un’auto guidata dalla figlia dell’ideologo di Putin (come viene sempre definito dai media occidentali Aleksandr Dugin) Darya, è saltata in aria nei pressi nella periferia di Mosca. Leggiamo ancora su Repubblica che “La figlia di Aleksandr Dugin è morta come quello che appare un attentato”. La ragazza aveva appena trent’anni e in qualche misura pare essere stata vittima non volontaria di un attentato che per bersaglio doveva avere il filosofo Alexander Dugin. Si tratta di una vicenda davvero tragica che ci induce davvero a riflettere, non sappiamo per ora chi siano realmente gli artefici di questo attentato, sappiamo sicuramente che Aleksandr Dugin era un pensatore scomodo rispetto all’atlantismo imperante, al neoliberismo egemonico, al pensiero politico dominante (politicamente corretto ed eticamente corrotto). Sappiamo che il suo pensiero era decisamente dirompente, rispetto alla cappa del pensiero unico, del nuovo ordine mentale di completamento del nuovo ordine mondiale turbo-capitalistico. Le nostre più sentite condoglianze.

Il pensiero di Dugin era dirompente ed è dirompente su più fronti. Voglio a tal riguardo ricordarne en passant due che mi paiono della massima importanza. Sul piano geopolitico, Dugin è teorico dell’euro-asiatismo, ossia di quella dottrina che prevede essere l’Europa e l’Asia un unico continente che deve necessariamente stringere legami solidali direttamente in relazione di rapporto e opposizione rispetto all’imperialismo statunitense. La dottrina politica duginiana si basa infatti sul multipolarismo e sulla convinzione che il nemico principale debba essere ravvisato nella civiltà del dollaro, in quanto portatrice di un’imperialismo e presunta special mission in grazia della quale essa (la civiltà del dollaro) si ritiene l’unica responsabile e dunque titolare di una missione imperialistica e di sottomissione del mondo intero, di libertà ed esportazione dei diritti.

Per quel che invece concerne l’aspetto strettamente filosofico-politico, noto per aver elaborato la quarta teoria politica. In sostanza un tentativo ambizioso e bene articolato di andare al di là delle vecchie categorie che hanno animato la modernità filosofico-politica e poi culminate nel Novecento. Andare al di là del fascismo, del comunismo e del liberalismo con una sorta di sintesi dialettica di superamento, di toglimento e insieme conservazione. Toglimento di ciò che è superato, archiviato e magari anche sbagliato delle suddette tre teorie politiche ma anche superamento che insieme è anche conservazione di ciò che di meglio (in ciascuna di esse) può essere ravvisato nel comunismo, nel fascismo e nel liberalismo stesso.

Un progetto ambizioso, come dicevo, che sicuramente ha contribuito non meno della dottrina geopolitica a fare di Dugin il nemico principale sul piano filosofico del pensiero unico politicamente corretto ed eticamente corrotto. Assolutamente emblematico di ciò resta un dibattito reperibile in rete, tra Aleksandr Dugin da una parte e Bernard-Henri Lévy dall’altra, essendo quest’ultimo il principale alfiere del pensiero unico neoliberale e atlantista della globalizzazione mercatistica. Si diceva che Dugin è da sempre considerato l’ideologo di Putin. Notizia forse esagerata da un certo punto di vista. Dugin ha anche mosso delle critiche articolate alla politica di Putin. Dugin era un oppositore fermissimo, dell’Occidente atlantista e del suo imperialismo e proponeva con le sue categorie concettuali un’altra visione delle cose. Adesso è stato colpito duramente, la morte di una figlia io penso che possa definirsi per un uomo il dolore più grande, come ci insegna Cicerone in ricordo della figlia Tullia (morta prematuramente). Portiamo dunque le nostre condoglianze a Dugin e crediamo che in questi contesti il solo modo per sublimare un dolore cosi grande, sia continuare nell’elaborazione concettuale e filosofica di resistenza del nulla che avanza.

Radio Attività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro