Tra i principi basilari della Storia umana c’è quello del potere reificante del linguaggio: sono le parole a dar forma alla realtà che ci circonda. Da questo assunto derivano tutta una serie di conseguenze, spesso tragiche nei loro effetti ultimi. A spiegarlo è il filosofo e saggista Diego Fusaro: Le parole cambiano continuamente nella storia dell’umanità perché si caricano di nuovi significati, si risemantizzano, conoscono nuove esperienze. Le stesse figure storiche cambiano notevolmente a seconda del periodo storico in cui vengono percepite: la Storia è movimento. ‘Dittatura’, per esempio, è stato un termine che ha avuto una sua accezione particolare: quando Marx parlava di ‘dittatura del proletariato’ immaginava qualcosa di coincidente con la massima democrazia, mentre oggi – come sappiamo – ‘dittatura’ significa una cosa molto diversa. Allo stesso modo, la figura di Stalin dopo la Guerra, era celebrata anche da De Gasperi come quella di colui che aveva liberato l’Europa dal Nazismo, per poi venir percepita in un’altra maniera. Cambia la Storia, cambiano le ideologie, cambia il linguaggio stesso che utilizziamo: è bene saperlo, è bene prenderne coscienza e larga parte del compito del pensiero critico sta – a mio giudizio – nel decostruire le categorie narrative, talvolta monopolistiche, con cui la parte dominante riesce a imporre, con schemi concettuali, i suoi rapporti di forza.

Perché in effetti, per Fusaro, uno dei grandi problemi di sempre sta tutto qui, “nel fatto che l’élite dominante è una minoranza che riesce a imporre i suoi interessi come se fossero quelli di tutti e chiama ‘democrazia’ tutto questo. Il punto è questo: c’è una dittatura di una minoranza molto esigua sulla maggioranza, che viene chiamata ‘democrazia’ perché riesce con le armi del consenso – ma quando è necessario anche con la violenza – a imporre il proprio interesse come se fosse quello di tutti, e lo fa talvolta anche con una forma di disinvolta mutazione delle categorie. Un altro esempio: il Nazismo è stato una delle cose più orribili della storia del Novecento, addirittura per taluni è la sineddoche del Male; adesso è cambiata la narrativa e ci stanno spiegando che esiste un Nazismo buono – quello del Battaglione Azov in Ucraina – e per la prima volta in Europa ci dicono che i nazisti, visto che leggono Kant, sono buoni e in qualche modo preferibili alle altre forze politiche in campo. Ecco come vengono piegate le categorie a seconda dell’interesse della classe dominante, che combatte il Nazismo quando ormai non c’è più, ma al tempo stesso lo può riabilitare quando le serve”.