Tra le maggiori piaghe che affliggono l’Italia da tempo ormai immemore c’è sicuramente il conflitto d’interessi. Un conflitto che assume connotati ancor più tragici quando riguarda da vicino il mondo della comunicazione e dell’editoria, visto che i giornalisti dovrebbero essere ‘i cani da guardia del potere’. Fabio Duranti questo lo sa bene: “Ognuno deve fare il suo mestiere. Noi facciamo quello della comunicazione, non ci siamo mai interessati a scendere in politica. Siamo le sentinelle di chi decide di partecipare alla competizione politica. Cerchiamo un equilibrio, non abbiamo alcun interesse politico specifico, abbiamo interesse a controllare che i politici facciano quello che promettono, che abbiano un comportamento etico e che soprattutto non facciano quello che è già successo in passato, cioè avere conflitti di interesse: non puoi, per esempio, fare il politico e avere televisioni, radio eccetera. Se fai il politico, fai il politico; se vuoi fare il conduttore televisivo, fai il conduttore televisivo. Se una persona ha deciso di entrare nell’agone politico dovrebbe rinunciare ad altre attività.

A sentir parlare di ‘conflitto d’interessi’ viene subito in mente il caso di Silvio Berlusconi e del suo impero mediatico. Un impero cui non ha mai rinunciato, neanche quando ha assunto ruoli apicali nelle istituzioni del Paese. “In Italia abbiamo avuto, tanti anni fa, solo un esempio di conflitto atroce di interessi, e non credo che abbia portato bene al nostro Paese perché non l’ho mai visto crescere ma sempre scendere di qualità. L’informazione dev’essere libera e indipendente, non assoggettata. Nel corso di queste elezioni e anche dopo, avremo nei confronti dei nostri amici che si sono candidati lo stesso atteggiamento che abbiamo con gli altri, saremo anche la loro sentinella e non faremo sconti a nessuno.