Un’estate di campagna elettorale. All’indomani delle dimissioni di Mario Draghi e dell’uscita di scena del suo “Governo di unità nazionale” (ancora in carico solo per il disbrigo degli affari correnti), i partiti vanno di corsa. Obiettivo: arrivare primi alle elezioni del 25 settembre. “Adesso faranno tutti credere che avranno la soluzione in tasca per la soluzione del Paese, ma non ce l’ha nessuno. Comincia ora il festival della propaganda. Sta agli italiani scegliere i contenuti invece che le chiacchiere”. Così Marco Antonellis, retroscenista politico.

Cosa dicono i sondaggi

L’ultimo sondaggio di YouTrend, intanto, vede al primo e al secondo posto Fratelli d’Italia (23,8%) e PD (22,5%), seguiti da Lega (13,4%), M5S (9,8%) e Forza Italia (8,3%). Ma quanto valgono i sondaggi : “Vanno presi con intelligenza. Non sono il Vangelo, possono dare una mano a spiegare ma raramente ci azzeccano al 100%, spesso hanno preso abbagli clamorosi”.

Le possibili mosse di Giorgia Meloni

Giorgia Meloni, forte di queste cifre, potrebbe già pregustare la premiership. Ma potrebbe anche fare un passo indietro. “Potrebbe diventare premier ma dipende se se la sente: in una situazione del genere fai presto a bruciarti, lo abbiamo visto con Renzi e Salvini. Bisognerà vedere poi con quale percentuale di voti esce fuori, e se sono d’accordo gli alleati di governo, Salvini e Berlusconi. Poi c’è sempre un Presidente del Consiglio che deve dare l’incarico. Lei stessa potrebbe decidere di fare un po’ di rodaggio al Ministero degli Esteri per accreditarsi ai poteri internazionali, accreditamento che a oggi è scarso, altrimenti rischia di fare la fine di Berlusconi, ossia che viene defenestrata a colpi di spread. Potrebbe dare lei le carte, fare la king maker e al giro successivo puntare lei alla premiership”.

Pericolo astensionismo

E intanto c’è chi inizia a parlare di un possibile astensionismo da parte degli italiani. “Sarà in crescita, questo sì. Più la gente si astiene, più vincono i partiti organizzati in correnti e clientele: vince il voto organizzato. I partiti meno strutturati, invece, hanno più difficoltà in questo caso. Credo che stavolta gli italiani andranno a votare. Saranno elezioni spartiacque tra un modo di intendere la politica autarchico e indipendentista e uno filoamericano, europeista”.

Matteo Renzi: king maker o irrilevante?

Dubbi anche sul ruolo di Matteo Renzi, fondamentale alle scorse elezioni: “Avrà un ruolo di suggeritore, proverà a fare il king maker ma difficilmente ci riuscirà. Proverà a dare la linea al PD e al centrosinistra, ma prenderà pochi voti”.

Il futuro di Draghi

Per quanto riguarda l’ex inquilino di Palazzo Chigi, non manca chi lo vede come un possibile sostituto di Sergio Mattarella. “Mattarella è intenzionato a nominarlo Senatore a vita e non è detto comunque che vada avanti per sette anni: se dovesse andare a Palazzo Chigi una personalità molto marcata di centrodestra, aumenterebbero le pressioni di Washington e Bruxelles di portare Draghi al Quirinale per blindare l’Italia nell’asse euroatlantico.