Il 6 luglio il tribunale di Firenze, con una storica sentenza, ha rintegrato sul lavoro una psicologa dopo la sospensione per non aver rispettato la profilassi vaccinale. La decisione ha evidenziato giuridicamente per la prima volta non solo tutti i limiti legali del singolo provvedimento, ma soprattutto ha picconato duramente l’intero impianto di obblighi basati sull’obbligo vaccinale.

Il giornale online Open, citando direttamente Radio Radio, ha messo sotto la lente d’ingrandimento dei propri fact checker la decisione del Tribunale. Il quotidiano ha cercato di limitare l’effettiva portata del provvedimento sottolineando come giuridicamente questo non possa essere definito una sentenza. In realtà, dizionario alla mano, le cose non stanno così: “La sentenza, in diritto, è il provvedimento giurisdizionale con il quale il giudice decide in tutto o in parte la controversia che gli è stata sottoposta, risolvendo le questioni in fatto ed in diritto proposte dalle parti, e affermando la verità processuale o verdetto”. “In tutto o in parte”, appunto. Ovviamente un conto è il linguaggio giornalistico, un conto quello tecnico, ma appurato ciò il giornale online fondato da Mentana dovrebbe sfornare centinaia di articoli al giorno perché nei titoli non viene inserito il gergo: un po’ al limite del possibile, oltre che decisamente frivolo attaccarsi alle sfumature linguistiche per invalidare la sostanza tutta, non vi pare?

Ma torniamo sull’italiano: “Di solito con la sentenza il giudice pone fine al processo o, per lo meno, alla fase del processo che si svolge innanzi a lui, in quanto decide su tutte le questioni, ossia i punti della controversia, oppure decide su una questione in un senso che impedisce l’ulteriore prosecuzione del processo (ad esempio, riscontrando che non poteva essere esercitata l’azione): si ha, in tutti questi casi, una sentenza definitiva. Può accadere, però, che il giudice si pronunci con sentenza interlocutoria (o non definitiva) solo su alcune questioni, senza che la decisione impedisca l’ulteriore prosecuzione del processo per la trattazione delle questioni rimanenti. In ogni caso, definendo in tutto o in parte la controversia, la sentenza svolge funzione decisoria, in contrapposizione ai provvedimenti giurisdizionali (nell’ordinamento italiano aventi la forma di ordinanza o decreto) che svolgono funzioni meramente preparatorie o complementari (cosiddetta funzione ordinatoria)”. Ecco quindi che la sentenza non è solo quella definitiva (della Cassazione, per intenderci).

Per Open le parole del giudice Susanna Zanda sarebbero in realtà un “un puzzle delle diverse teorie diffuse dagli ambienti No Vax nel corso degli ultimi anni”, screditando di fatto le significative motivazioni dello storico provvedimento. Perché le sentenze, ovviamente, si rispettano quando fanno comodo.
Così aveva premesso, tra l’altro, il ministro Roberto Speranza intervenendo ai microfoni di Concita De Gregorio, salvo poi parlare di “sentenza irricevibile“. Sentenza, appunto. Capito Puente?

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