No. Non c’è pericolo. Kalidou non lo farà mai”.

È questo il ritornello che ronza nella testa di ogni tifoso napoletano negli ultimi giorni al cospetto dei rumors di calciomercato, ogni giorno sempre più insistenti, che parlano di un possibile approdo di Koulibaly alla Juventus.

Il calcio moderno, sempre più legato al business e al denaro, insegna che è sbagliato ritenere impossibile il trasferimento di uomini simbolo di una squadra alla propria acerrima rivale. E ben dovrebbero averlo imparato proprio i tifosi del Napoli, che nel corso delle ultime stagioni hanno assistito al passaggio alla Juventus di due dei personaggi più visceralmente amati nella loro storia recente: Gonzalo Higuain e Maurizio Sarri.

Due trasferimenti ritenuti impossibili e che invece si sono materializzati lasciando i supporter partenopei con la sensazione di essere stati traditi: quello del Pipita perché avvenuto proprio nel momento in cui, dopo una stagione memorabile – conclusa con il record assoluto della storia della Serie A di 36 gol in un singolo campionato – la squadra azzurra, al termine del primo anno della gestione Sarri sembrava davvero pronta a vincere lo scudetto dopo anni di trionfi consecutivi della Juventus: lasciare improvvisamente quel Napoli per andare proprio alla Juventus ha spezzato in quell’estate ogni sogno di gloria. Per questo la quasi totalità dei tifosi azzurri ha sempre parlato di tradimento.

Sogno che però i partenopei sono riusciti a ricostruirsi grazie al gioco fantastico che quella squadra, allenata da Sarri (ribadiamo), ha saputo regalare ai propri tifosi e a qualsiasi amante del calcio. Il Napoli di Sarri lo scudetto non lo ha vinto ma ha rappresentato, in senso filosofico più ancora che tecnico, l’opposto di quella Juventus che invece ha vinto quegli scudetti (esattamente come l’Olanda di Cruijff, alla fine perdente, lo è stata nei confronti della Germania Ovest nel 1974). Pensare che Sarri, solamente 12 mesi dopo aver lasciato Napoli, abbia accettato di andare ad allenare la Juventus è stato come pensare a Cruijff con la maglia dei tedeschi. Per questo la quasi totalità dei tifosi azzurri ha sempre parlato di tradimento.

“Core ‘Ngrato”

Questi trasferimenti hanno fatto dunque decisamente più rumore rispetto ad analoghi trasferimenti del passato quali quello di Fabio Quagliarella, quello di Ciro Ferrara e, soprattutto, quello di José Altafini, che dopo essere stato osannato per 7 anni sul terreno del San Paolo si è amaramente guadagnato la definizione di “Core ‘Ngrato” – parafrasato dalla celebre canzone partenopea di inizio ‘900 – per avere, proprio lui, grazie a un suo gol vittoria da ex contro gli azzurri, determinato gli esatti 2 punti di vantaggio con i quali a fine campionato la Juve ha prevalso in classifica sul Napoli.

Con simili precedenti alle spalle, il tifoso azzurro dovrebbe già quasi essere rassegnato all’idea di vedere colui che è designato a raccogliere in eredità la fascia da Lorenzo Insigne (appena trasferitosi oltreoceano) accasarsi alla Juventus, che certamente è in grado di offrire uno stipendio maggiore rispetto a quello garantito dal Napoli, e probabilmente anche di prospettare un progetto tecnico più ambizioso e a lunga scadenza.

Ma no. Non c’è pericolo. Kalidou non lo farà mai

Cosa induce il tifoso partenopeo a credere che Koulibaly non accetterà mai di andare alla Juventus?

Perché il popolo napoletano ama Koulibaly prima ancora che come straordinario calciatore, come straordinario uomo.

Napoli ama quell’uomo che ha un così spiccato senso di appartenenza al proprio popolo. Al punto da non avere mai sofferto di non essere stato considerato, in giovane età, all’altezza di indossare la maglia della nazionale francese (che incredibile errore di Deschamps!) perché questa circostanza gli ha consentito di poter scegliere di difendere i colori del Senegal, sua patria d’origine. Quando la Francia, nel 2018, si è laureata Campione del Mondo, chiunque al posto di Koulibaly avrebbe provato un senso di invidia e di rimpianto per quanto poteva, con pieno diritto, capitargli. Lui invece ha sempre sinceramente risposto di essere felice per i suoi compagni francesi ma di avere in testa solo il desiderio di vincere la Coppa d’Africa con il suo Senegal. Desiderio che ha poi realizzato lo scorso febbraio, andando a vincere il trofeo da Capitano e, per giunta, con la soddisfazione di aver segnato uno dei rigori decisivi nella serie finale.

Napoli ama quell’uomo che è un simbolo della lotta al razzismo e che più volte, anche in Italia, ha dovuto subire episodi spiacevoli nei suoi confronti. Discriminazioni di cui molto spesso è purtroppo vittima anche qualsiasi cittadino napoletano che quindi, ancor più facilmente, tende a familiarizzare con chi subisce analogo destino. Napoli è città dell’accoglienza così come l’Africa è un continente basato sulla cultura dell’accoglienza. Una simbiosi perfettamente descritta già da Pino Daniele, che definiva se stesso (e conseguentemente il popolo napoletano) come “Nero a metà”, intonando guarda caso il “Viva viva O’ Senegàl”.

Napoli ama quell’uomo, che di mestiere fa il difensore (e che lo fa a livelli magistrali, sontuosi, imperiali), ma che resterà nella storia calcistica napoletana non per avere evitato un gol, ma per averlo segnato. Un gol che quella notte è stato festeggiato come se si fosse vinto lo scudetto.
Il tricolore, poi, non arriverà. Ma la festa di quella notte quale napoletano potrà mai dimenticarla? Quel gol realizzato, ça va sans dire, contro la Juventus.

Noi, naturalmente, non possiamo sapere se alla fine di questa sessione di mercato (o comunque in qualsiasi epoca futura) Kalidou Koulibaly vestirà la maglia bianconera.

Ma di sicuro possiamo sapere che fino all’ultimo secondo in cui Koulibaly vestirà la maglia azzurra, ogni tifoso partenopeo penserà che…

No. Non c’è pericolo. Kalidou non lo farà mai.
Kalidou è un core… GRATO”.

Vittorio de Gaetano