Nella precedente pillola dicevo che, nella mia visione di economia (quella che chiamo “umanistica”), non mi illudo nel ruolo salvifico dello Stato: ma riconosco che l’intervento dello Stato in economia sia necessario e doveroso.

Riconosco altresì che tale ruolo non prevedere una politica economica buona per tutte le occasioni, ma sia necessaria una precisa scelta di campo. Tutti i governi che si sono succeduti nel mio paese, almeno nell’ultima decade, hanno decisamente sostenuto l’interesse della corporate (cioè della grande impresa) che non può essere che antitetico rispetto a quello della piccola e media impresa. È necessario invece tornare a parlare di economia dell’uomo, cioè di occupazione totale e totalizzante dell’essere umano.

Questo si ottiene riconoscendo il ruolo primario a quei soggetti che, unici all’interno del modello economico, creano posti di lavoro nel mercato privato: i professionisti e le imprese. Vi invito a cercare in libreria il libro “Le Mostruose Bugie dell’Economia. Dette perché l’ignorante rimanga schiavo” che ho pubblicato recentemente.

Il ragionamento che sto facendo è un ragionamento preciso: “guardate che bisogna investire da parte dello Stato nell’economia”. Questo è il primo concetto. Sembra banale e invece il messaggio che è stato mandato è che bisogna ridurre le spesse dello Stato in economia, perché? Perché bisogna fare avanzo primario (differenziale tra entrate e uscite di uno stato), con questo avanzo paghiamo gli interessi speculativi ad un sistema di banche private.

Quindi pur di non toccare il sistema delle banche private che è quello che in modo non corretto (secondo me) negli ultimi 40 anni (dal 1981 almeno) sta finanziando in modo improvvido ed eccessivamente oneroso il mio stato facciamo crollare i servizi pubblici, il welfare e gli investimenti.

Il secondo concetto: “guardate che uno stato sta in piedi se investiamo nelle imprese e nelle libere professioni”, la mia è una precisa scelta di campo: io questa mattina, insieme ai miei ex allievi della scuola MasterBANK, vado a fare consulenza in un’impresa. Questo per dire che ho una visione equilibrata tra l’importanza dello stato e l’importanza della libera impresa e della libera professione. Questo secondo concetto viene annullato da tutti coloro che pensano che le imprese e i liberi professionisti siano sostanzialmente quelli che devo tenere in piedi la baracca e che quindi li massacrano di tasse. Questa è una visione che non può più reggere.

Malvezzi Quotidiani – Pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi