Mi siano consentite alcune, pur telegrafiche, considerazioni intorno al tema del dopo Draghi. Cosa accadrà ora che l’euroinomane di Bruxelles, ex uomo di Goldman Sachs, si è defilato e ha rinunziato al posto che occupava sulla plancia di comando?

Molti hanno da subito giubilato e alzato il calice, ritenendo che fosse finita l’era di Draghi o, come amavano dire, il Draghistan. Molti infatti, del tutto ingenuamente, hanno ritenuto che si trattasse della sconfitta dell’euroinomane più impenitente, dell’unto dei mercati. Molti davvero hanno pensato che Draghi fosse stato battuto e che si aprisse uno scenario di maravigliosa democrazia, di libertà e magari anche socialismo. Ma non è così. Possiamo dire che si tratta dell’ennesimo successo di Mario Draghi che, con astuzia e scaltrezza, ha misurato ogni cosa di modo che tutto fosse favorevole a lui e alla classe dominante che egli rappresenta in maniera eccelsa.

Possiamo dire che intanto due grandi scenari si aprono e non debbono essere trascurati. Intanto il governo dei migliori (mai espressione fu più orwelliana) ha cagionato una serie di lutti agli italiani: ha portato l’Italia sull’orlo del baratro, se non già direttamente e interamente dentro il baratro; ha dichiarato guerra alla Russia di fatto, con le sanzioni e l’invio scellerato di armi all’Ucraina; ha generato un vero e proprio caos per le classi lavoratrici e per i ceti medi a colpi di lockdown e altre misure liberticide fatte passare per terapeuticamente corrette e volte a difendere la salute. Ha insomma prodotto una vera tempesta i cui effetti, già visibilissimi, diverranno dirompenti ad Ottobre e Mario Draghi si è defilato nel mentre cosicché a Ottobre quando gli effetti si scateneranno si dirà, ed egli stesso dirà o lascerà dire, che quegli effetti dirompenti non sono stati causati da Mario Draghi ma sono invece causati dal fatto che Mario Draghi non c’è più.

Detto altrimenti: gli effetti dirompenti causati dalla guerra scellerata, dalle misure liberticide e terapeuticamente corrette – quelle misure che stanno portando alle stelle il costo della vita, stanno determinando l’inflazione, stanno determinando la pauperizzazione dei ceti medi e delle già martoriate classi lavoratrici – tutti questi effetti scellerati scatenati da Mario Draghi e dal governo dei migliori si abbatteranno soprattutto a ottobre e Mario Draghi e il coro virtuoso degli aedi della globalizzazione politicamente corretta con lui, diranno che quegli effetti non sono causati dal governo di Mario Draghi ma dal fatto che non c’è più il governo di Mario Draghi e che questa è la punizione voluta dai mercati e generata dall’insipienza dei successori di Mario Draghi.

Il secondo aspetto su cui voglio richiamare la vostra attenzione, sta nel fatto che con queste dimissioni impreviste Mario Draghi ha fatto un dispetto (per usare una formula molto garbata) a tutte le forze del dissenso, quelle che con fatica e con zelo si stavano organizzando per proporre un altro modello, per proporre una possibilità di essere altrimenti rispetto alla globalizzazione filo bancaria. Ebbene queste forze ora si trovano col fiato corto, sono in difficoltà nell’organizzarsi perché il tempo manca (si voterà a settembre) e quindi saranno in una condizione di palese difficoltà che sta già emergendo, per non parlare poi del fatto che esse, forze di opposizione del dissenso, sono anche molto spesso in lite fra loro in ciò simili a quei cavernicoli di Platone che – anziché cooperare per uscire dall’antro caliginoso – si prendono a pugni là sotto facendo guerra tra loro anziché unire le forze.

Insomma la tempesta ideale possiamo dire. Sbaglia grossolanamente chi ritiene che Mario Draghi sia stato sconfitto. Mario Draghi non è stato sconfitto ma ha trovato una buona via d’uscita per apparire, ancora una volta, come il salvatore, come l’uomo superiore, come quello che non ha nemmeno bisogno di passare dalle elezioni per comandare. Insomma, l’unto dei mercati, l’euroinomane più impenitente.

Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro