C’è una grande differenza tra il ‘non vedere’ e il ‘non volerlo fare’. In una società definita pluralista (come quella italiana) la sottile linea che separa le due dinamiche sta diventando sempre più sottile, se non ormai inesistente. Ne abbiamo avuto prova in questi due anni di emergenza sanitaria, dove il Governo (con la complicità di alcuni media definiti con il termine mainstream) ha spinto i cittadini a prendere decisioni piuttosto che altre: le mascherine, i vaccini, i confinamenti e poi, da quest’anno, le varie propagande belliche sul fronte Russo-ucraino. Oggi sembra tutto finito, o in procinto di farlo sotto questo punto di vista. Ma è davvero così? Cosa ci ha lasciato questa situazione?

“Il sistema della politica e della geopolitica ossia quelli decisionali dei grandi processi che determinano i comportamenti di migliaia e milioni di persone sono processi caotici. Un sistema caotico (per funzionare) ha bisogno di attrattori strani”. In questo senso parla il Prof. Alessandro Meluzzi, e aggiunge, riguardo lo stallo evidente della situazione emergenziale: “Siamo arrivati a questo grado di cronicizzazione come quello della pandemia, come se tutto sia statico, per una ragione semplice perché questo sistema sembra pacificato almeno da settanta anni. I mantenitori del potere da questo tempo hanno bisogno di mantenere lo stesso potere senza che sia messo in discussione da qualche catastrofe“.

Sul fronte bellico i maggiori esponenti europei sono accorsi in aiuto dell’Ucraina, ponendosi al centro di una battaglia che, più che per il bene di un paese, sembrerebbe per il bene dell’ordine prestabilito. Ma da chi? “Nelle storie del passato, dove la tecnologia rendeva possibile le catastrofi, c’erano dei ricambi che consentivano ogni tot di anni di rimettere in discussione gli equilibri precedenti e di ridefinire le élite, il potere e la sistemazione delle cose in chiave nuova. A differenza del passato però viviamo oggi costretti all’interno di una cronicizzazione del potere di tipo catastrofico e caotico. La tecnologia oggi non ci rende possibile la storia e tutti ci sentiamo stretti“. Come ne usciamo perciò da questa situazione? “Non se ne può uscire senza un netto passaggio catastrofico per eliminare queste oppressioni, navighiamo tra due grandi orrori: uno è quello del mantenimento di questo status quo con una repressione continua e progressiva di ogni nostra autonomia professionale, sociale ed economica e dall’altra parte c’è una rottura catastrofica, di cui Putin ci ha dato anticipazione”. Uno scenario che perciò si ripete negli anni e che, inevitabilmente, modifica gli assetti societari.