Amnesty ha sviluppato in questi giorni un nuovo report nel quale sottolinea come questi due anni di emergenza epidemica abbiano rappresentato soprattutto nel caso italiano un fallimento pieno di discriminazioni.

Vorrei richiamare l’attenzione su due termini utilizzati da Amnesty. Innanzitutto un fallimento: la gestione dell’emergenza epidemica si evidenzia come un colossale fallimento che affiora dal fatto che i lockdown e i coprifuoco non hanno sconfitto il virus ma hanno in compenso devastato l’economia, la società e la vita dei cittadini italiani.

Questi ultimi sono stati mutati all’improvviso in sudditi i cui diritti potevano essere compressi a piacimento, a patto che quella compressione venisse giustificata come volta a raffreddare la curva epidemica, questo il gelido lessico tecnico-scientifico impiegato per giustificare la riduzione delle libertà.

Lo stratagemma utilizzato è stato il seguente: per via dell’emergenza occorreva limitare i diritti. Tale limitazione non era fine a se stessa ma finalizzata ad un bene superiore, nel cui nome occorreva limitare le libertà. La sicurezza veniva prima e in suo nome potevano essere limitate tutte le altre funzioni.

L’altro lemma utilizzato da Amnesty è discriminazione. Il riferimento è precipuamente all’infame tessera verde che la neolingua ha scelto di appellare Green pass. Tale misure ha fatto valere un’oscena di discriminazione, non la si potrebbe chiamare altrimenti, in grazie della quale i non tesserati si trovavano improvvisamente declassati in cittadini di seconda classe che si trovavano ad essere privati dei più elementari diritti, oltre che di fatto dell’accesso alla vita pubblica. I non tesserati venivano discriminati in piena regola.

La vera domanda da porre è duplice: chi ci restituirà ciò che ci è stato tolto in questi due anni? Chi pagherà per queste scelte scellerate all’insegna del fallimento e delle discriminazioni? Ci sarà qualcuno che ne risponderà? Una domanda inquietante ma che è necessario farsi perché ne va della nostra vita e della giustizia rispetto a ciò che è accaduto di inaccettabile