Prende corpo l’ipotesi proibita: “Il virus potrebbe essere uscito dal laboratorio di Wuhan”. Ad aggregarsi al lodo considerato complottista fino a poco tempo fa il presidente Aifa Giorgio Palù, tra gli esponenti mondiali della virologia.
Il condizionale resta d’obbligo, perché come specifica il numero uno dell’Agenzia Italiana del Farmaco nell’intervista al Corriere della Sera, ulteriori verifiche andranno fatte. L’elemento di novità però c’è, e dà ragione al lato vessato dell’informazione che in questo biennio ne ha subite di tutti i colori, dalle accuse di terrapiattismo agli shadowban dei social. “Il ceppo prototipo di Wuhan – sostiene Palù – quello che ha cominciato a manifestarsi in Cina con forme gravi di polmonite, e tutte le varianti che ne sono derivate, anche quelle considerate non interessanti nella classificazione internazionale, presentano una caratteristica affatto peculiare. Nel gene che produce la proteina Spike (quella che il virus utilizza per agganciare la cellula da infettare), appare inserita una sequenza di 19 lettere appartenente ad un gene umano e assente da tutti i genomi dei virus umani, animali, batterici, vegetali, sinora sequenziati. La probabilità che si tratti di un evento casuale è pari a circa una su un trilione. Una sequenza essenziale perché conferisce al virus la capacità di fondersi con le cellule umane e di determinare la malattia“.

Il dolo però non c’è secondo Palù: “Si può ipotizzare una manipolazione effettuata per scopi di ricerca“, una considerazione che però – aggiungiamo noi – andrà discussa in presenza di ulteriori prove, visto che come ci ha insegnato proprio questa vicenda, nulla si può escludere, e soprattutto “il pensiero non può essere unico”. Lo ricorda Diego Fusaro commentando le parole del presidente Aifa: il filosofo è stato oggetto di dure critiche proprio per aver discusso la tesi contraria alla zoonosi – il passaggio dall’animale all’uomo prima insindacabile – oltre all’aver incontrato diverse difficoltà nel divulgare commenti e approfondimenti sull’ipotesi ora contemplata da Palù.
Una vicenda che ha fatto emergere anche un altro aspetto, stavolta più filosofico: “Quando il pensiero è unico probabilmente nessuno sta pensando“.
Il commento di Diego Fusaro ai microfoni di Stefano Molinari.