Il segreto è la felicità. Come d’altronde in molti sport, ma anche nella vita. Marco Verratti ha creato il suo piccolo angolo di paradiso a Parigi, portandosi un pezzo del suo Abruzzo con sé. Lo si vede anche in campo, perché in fondo per stregare gente come Neymar e Messi ci vuole qualcosa in più dei piedi, ci vuole anima, ci vuole serenità.
Come quella mostrata in campo nella partita di Champions contro il Real Madrid, in seguito alla quale O’Ney ha elogiato il compagno di squadra. Chi l’avrebbe mai detto che si sarebbe lasciato tanta strada dietro, partendo dal Pescara di Zeman: certo, le qualità le mostrava già da allora, altrimenti non sarebbe stato così vicino a quella Juventus cannibale di Antonio Conte (fresca di scudetto); Marco Verratti non si vede lontano da Parigi, non nel futuro più prossimo.

A testimoniarlo ai microfoni di ‘Radio Radio Lo Sport’ l’ex calciatore Marco Arcese, caro amico fresco di tre giorni passati in compagnia del perno del centrocampo parigino. Il segreto di una serenità difficilmente riscontrabile nel mondo del pallone sarebbe anche nella capitale francese: “I parigini non vedono il calcio come noi, in città non si respira quella voglia che abbiamo, c’è grande serenità”, dice Arcese, che completa la spiegazione con un paragone efficace: “Con un centro sportivo e una gestione come quella del PSG a Trigoria, ci sarebbero file chilometriche ogni giorno“. Grande organizzazione e anche grandi finanze ovviamente, perché non parlare di soldi sarebbe da ipocriti: il patron Al-Khelaifi è tra i presidenti al momento più provvisti. Non fanno la felicità, sì, ma contribuiscono parecchio.

Marco Arcese racconta il Verratti nascosto.