Il crollo del pensiero Keynesiano e del ruolo del governo di combattere la disoccupazione mediante il sostegno alla domanda effettiva diventa generale in tutte le democrazie occidentali. Non si ragiona di domanda aggregata e saldi settoriali, non si spiega più alla gente che il deficit del settore pubblico significa surplus di quelle privato e viceversa.

Si racconta che il mito americano dell’uomo fatto da se, a livello collettivo, può diventare quello del mercato fatto da se. Si narra che sia possibile trovare sempre una soluzione di equilibrio e che il sistema lasciato libero dallo Stato, grazie alla sua ricerca dell’efficienza tenderà automaticamente all’occupazione ottimale.

Uno dei più grandi economisti del secolo scorso, John Maynard Keynes, è stato colui che forse più ha influito per parecchi decenni ad una spesa pubblica espansiva cioè ad un intervento dello stato in economia che aveva lo scopo di distribuire la ricchezza tra i percentili della popolazione più bassa. In altre parole dare da mangiare a tutti, ripartire verso il basso la ricchezza, ridurre la differenza tra fasce ricche e povere.

Agli inizi degli anni 80′ non si spiega più che il deficit del bilancio pubblico significa surplus del bilancio privato e viceversa, un surplus di un bilancio pubblico significa deficit di un bilancio privato, per una questione che si chiama saldi settoriali che io sto semplificando ma che mi consente di spiegare alla persone come stanno le cose.

Se tu pretendi che il bilancio dello Stato vada in eccesso, vuol dire che vuoi che vada in disavanzo il bilancio di famiglie ed imprese. A fronte dell’intervento dello Stato in economia che serviva a distribuire la ricchezza si promuove il mito dell’uomo che si è fatto da se e che diventa il mito del mercato che si fa da se, cioè che l’incrocio della domanda e dell’offerta porti sempre ad uno stato di piena occupazione.

Ditemi se nell’arco degli ultimi 10-20 anni avete visto un mercato che si regola da se e tutte le persone che trovano un lavoro.

Malvezzi​ Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi