Ingiustizie e discriminazione non sono retaggi di un passato arcaico e lontano. La recente storia occidentale è segnata da gravi episodi in cui il potere ha imposto le sue leggi ingiuste colpendo minoranze e attivisti. Squarciando i veli dalla retorica dell’Occidente democratico e patria delle libertà, le grida del passato mostrano una realtà diversa.

In particolare dagli Stati Uniti giunge la lezione che rivela i meccanismi di sopraffazione insiti nella natura del potere e nella discriminazione delle minoranze. Le parole giungono da Martin Luther King, leader del movimento di rivendicazione dei diritti della comunità afroamericana. Attivista e pastore americano, la sua figura è divenuta iconica per la battaglia dei diritti civili, per l’uguaglianza sociale e legale della comunità degli afroamericani.

Se la storia insegna ma non ha scolari, la lezione di Martin Luther King parla al nostro presente, avvertendoci sul rischio, mai remoto, che il potere imponga la propria autorità contro minoranze e dissidenti.

Ne parla Fabio Duranti a “Un giorno speciale”.

“Il desiderio di dominazione delle élite o di una classe o di un gruppo sull’altro è una questione che si è sempre verificata nel mondo. Guardate che non sono molto lontane queste cose in Occidente e sono ancora attive. Perché parlare di Martin Luther King? È stato forse uno degli ultimi attivisti più famosi della storia. Dobbiamo cercare di capire la storia recentissima cosa ci riserva. La questione degli afroamericani in America, di questo razzismo, è cosa recente, non sono accadute millenni fa, ma è accaduto storicamente ieri. Ricordiamoci anche la storia di Rosa Parks. Tutto ciò accadeva vicino a noi, nella vicina e civilissima America”