Succede che anche l’informazione dei salotti televisivi a volte finisca per smentire se stessa, che un personaggio fidato devii dalla strada mainstream. Sono attimi da psicodramma quelli vissuti a “Otto e mezzo” su La7 qualche sera fa, quando il professor Andrea Crisanti è uscito fuori dal seminato sulla certificazione anti Covid. “Adesso che le persone sono vaccinate, guardi che non è cambiato nulla da quattro settimane”, sostiene il microbiologo rivolgendosi alla padrona di casa Lilli Gruber. “Se la curva cala – aggiunge – il Green Pass non ha nulla a che vedere con questo”. Crisanti continua il suo discorso sull’onda dell’allentamento delle restrizioni ma poi interviene la conduttrice: “E comunque se posso permettermi professor Crisanti, noi osserviamo da due anni come tutti la pandemia, non è che ci fidiamo tanto delle politiche di Boris Johnson. Ha fatto di tutto e di più in questi due anni”. Notare il salto carpiato del passaggio da un dibattito sull’inutilità del Pass a uno sulla gestione dell’emergenza in Regno Unito. Sembra quasi che uno dei due argomenti risulti scomodo.

La vicenda entra di diritto nel novero degli spezzoni televisivi che dimostrano la narrazione a senso unico su restrizioni e inoculazioni. Una nota particolare merita il caso Crisanti, preso di mira dai media proprio quando ha iniziato una sorta di riposizionamento sulle tematiche sanitarie. Una versione sostenuta da Paolo Bianchini, presidente di “Mio Italia”, che ha fatto notare in diretta come “lo hanno subito aggredito”. Il riferimento va anche all’affaire della villa che il virologo avrebbe acquistato vicino Vicenza alla modica cifra di circa due milioni di euro vicino a Vicenza. Il tempismo dell’entrata in azione della “macchina del fango” qualche sospetto lo suscita a Bianchini. Ecco il suo intervento ai microfoni di Stefano Molinari a Lavori in Corso.