È strano come in Italia i fatti divergano così tanto dagli annunci, dalle opinioni, dagli ultimatum. Mentre si fa largo il partito che vorrebbe abolire il Green Pass in concomitanza con la fine dello stato di emergenza del 31 marzo (ancora non certificata), l’aula della Camera ha dato il via libera definitivo al decreto che prevede la proroga della stessa condizione emergenziale e che segna la continuità di restrizioni e tessera verde. Contro il provvedimento emanato dal Governo Draghi l’opposizione di Fratelli d’Italia, che in queste ore e su questi temi potrebbe ritrovare l’unione di intenti con il resto del centro-destra. Anche nella maggioranza cresce infatti il pressing per l’eliminazione del Pass. Dalla Lega il ministro del Turismo Massimo Garavaglia ha esortato a seguire la via transalpina: “Dobbiamo fare come la Francia, che ad aprile toglie tutto”. Da Forza Italia il coordinatore nazionale Antonio Tajani ha aperto spiragli inattesi: “Se gli scienziati ci dicono che la crisi pandemica continua a decrescere, allora restituire spazi di libertà ai cittadini mi sembra fattibile”.

Il fronte dei no Green Pass, solo dal primo aprile, si potrebbe dunque scontrare con quell’altra parte di potere ben sintetizzata dal coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico Franco Locatelli che vorrebbe la certificazione estesa “anche dopo il 15 giugno”. Sulla stessa lunghezza d’onda, un passo se vogliamo ancora più lungo lo ha fatto Walter Ricciardi, il consulente del ministro alla Salute Roberto Speranza. Alla vigilia del ribattezzato “Giorno della vergogna”, ossia di inizio obbligo per gli over 50 del Super Green Pass per lavorare, Ricciardi ha manifestato le sue intenzioni: “Per tutto questo 2022 obbligo e Green Pass vanno mantenuti. Siamo ancora in un anno di passaggio”.

Ostile a queste ultime posizioni è da sempre il deputato FdI Galeazzo Bignami. Ecco il suo intervento ai microfoni di Stefano Molinari a Lavori in Corso.