Dybala segna il gol e sfida i dirigenti in tribuna, dunque Nedved e Arrivabene. La Juventus di oggi è questa, un capitano si permette di provocare chi gli passa il salario e qui sarebbe opportuno chiarire lo stato della vertenza: Dybala ha chiesto un contratto di cinque anni a 12, 5 milioni netti a stagione, in lettere dodici milioni e mezzo che al lordo farebbero 125 milioni, sempre in lettere centoventicinque milioni per un ragazzo di cui nessuno discute il talento, celebrato anche dal gol di ieri, come da quello simile di Roma, ma che non offre le stesse garanzie fisiche e atletiche.

Perché Dybala, non è Del Piero, non è Zidane, non é Platini, non è Roberto Baggio e mi fermo ai grandi che lo hanno preceduto e che, a un certo punto, hanno deciso destinazioni diverse, il ritiro dalle scene, il passaggio a un altro club in Italia, o il Real Madrid, o l’India, l’Australia. Dybala, dunque, dovrà decidere se non firmare il rinnovo a una cifra che risulta essere la metà richiesta o accomodarsi in un nuovo domicilio anche se escludo che possa trovare un club che gli possa assicurare lo stipendio richiesto per cinque anni.

La lunga premessa per ribadire come stiano le cose a Torino, il risultato sull’Udinese è stato importante, dopo la beffa di Milano, in attesa di notizie da Atalanta-Inter e Bologna-Napoli, il raddoppio di McKennie fa parte del repertorio del marine americano, la prestazione, nel secondo tempo, è rientrata nel copione di affanni e preoccupazioni bianconere, senza un vero gioco anche Mbappé e Lewandoski troverebbero vita dura con le idee di Allegri.

Tony Damascelli