Il malato dichiarato affetto da Covid 19, rispetto ad altri, oggi viene trattato in modo differente all’interno degli ospedali pubblici sotto il profilo economico. Il 19 novembre viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il provvedimento del 12 agosto 2021 dal titolo ‘Remunerazione di una funzione assistenziale e di un incremento tariffario per le attività rese a pazienti affetti da COVID-19’, di cui all’articolo 2 vediamo scritto che ‘L’incremento tariffario massimo, per ciascun episodio di ricovero con durata di degenza maggiore di un giorno, è pari a 3.713 euro se il ricovero è avvenuto esclusivamente in area medica e a 9.697 euro se il ricovero è transitato in terapia intensiva’.

Ma esattamente in che modalità e termini? E perché guarnire la sanità pubblica di tariffe del genere, magari per un solo giorno trascorso in terapia intensiva?
Secondo l’economista Valerio Malvezzi “il problema è il fatto che, così ragionando, si costruisce uno Stato come un’azienda”: questo potrebbe portare alla costruzione di “uno Stato non a misura dell’essere umano ma a misura del contribuente”
Cosa comporta in termini pratici? Il benessere sociale non è più al primo posto, ma al secondo. Subito dopo i pareggi di bilancio.

Valerio Malvezzi ci ha detto di più a “Un giorno speciale”.

La situazione degli ospedali pubblici

“La visione di sanità che è stata introdotta da lungo tempo è legata al mondo capitalistico. In quella visione di sanità, la stessa cosa vale per molti servizi (che io considero essenziali e penso che debbano rimanere nell’ambito pubblico) di fatto è stata introdotta una definizione di tipo liberista, per la quale il paziente è il cliente. Dal punto di vista della stesura di un ‘business plan’ ha un senso. Il problema è il fatto che, così ragionando, si costruisce uno Stato come un’azienda.

Più volte ho detto che il nostro Presidente del Consiglio è stato uno dei primi firmatari di un documento dal titolo ‘Reviving and Restructuring the Corporate Sector Post Covid’. Il settore corporate comporta tutte le imprese, sia private che pubbliche, all’interno del mondo pubblico ci sono sicuramente gli ospedali. Io sono uno di quelli che pensa che ci devono essere dei limiti a questo modo di ragionare, non considero l’ospedale un’azienda sanitaria.

Questo mio modo di ragionare è quello dell’economia umanistica che pone l’attenzione sull’uomo e non sul denaro non è la visione prevalente in economia. Il problema è che se noi consideriamo tutto un’azienda, compreso l’istruzione, la sanità e la morte, noi costruiamo uno Stato non a misura dell’essere umano ma a misura del contribuente che è un altro modo di ragionare. Per cui le tasse diventano uno strumento per pagare delle attività. Tutto questo modo di ragionare è sbagliato.

Noi stiamo facendo investimenti con il Piano di Ripresa e Resilienza, nella sanità andremo a costruire degli ospedali, me lo auguro, ma il problema è che stanno già arrivando dei moniti dall’Unione Europea sul fatto che abbiamo troppo debito pubblico. Quello che succederà? Costruiremo sì degli ospedali ma dovremmo andare a tagliare sul costo dei medici e degli infermieri, questa è la logica paradossale su cui siamo entrati. E’ una logica folle perché se noi consideriamo gli ospedali e tutto ciò che è un servizio pubblico alla stregua di un’azienda privata, noi ci dimentichiamo la ragione per la quale è costruito uno Stato, che è quello di fare star bene le persone”.

Passato e presente

“I giovani non possono capire quello che non hanno vissuto, e vengono indottrinati a credere quello che non esiste. Quello che è sotto attacco si chiama ‘Welfare State’ cioè lo Stato di benessere, l’assistenza pubblica e via discorrendo. Sta passando il principio che sia un lusso avere una istruzione pubblica, un lusso avere una sanità adeguata e per tutti i servizi pubblici.

La domanda che ci dovremmo porre è: ma allora a cosa serve uno Stato? Se noi seguiamo il pensiero neoliberista fino infondo, lo Stato non serve. Il punto è che il pensiero neoliberista di oggi è quello che si basa sul modello della grandissima impresa e a quella impresa è quella che cerca l’oligopolio non serve la pluralità della piccola impresa. Il punto è che noi possiamo permetterci di avere una spesa pubblica e dei servizi pubblici forti se difendiamo il comparto privato. Non si può avere uno Stato forte avendo un’azienda debole, il grande errore della nostra economia e politica è stato il fatto che noi accettiamo una logica che è quella del reddito di cittadinanza e dell’assistenza ma non stiamo facendo niente per rendere un’economia solida”.