Sabato a Roma eravamo diverse decine di migliaia di persone. C’erano intere famiglie, c’erano diversi cittadini, ma soprattutto c’erano tanti lavoratori disperati. Persone perbene, ma esasperate, che manifestavano per chiedere che venissero ripristinati i principi costituzionali: soprattutto quell’articolo 1 che vede l’Italia come una Repubblica Democratica fondata sul Lavoro (e non su una tessera verde che quel lavoro vorrebbe negarlo).
Eravamo migliaia di persone che esercitavano un proprio diritto in maniera composta, ma non più disposti ad arretrare.

Contestualmente, un manipolo di balordi assaltava la sede della CGIL. Sì, quel sindacato che ha completamente svenduto i lavoratori agli interessi del grande capitale, ma questo – a dire il vero – non è avvenuto col green pass, ma sin da quel fatidico 1992.
Un conto però è abbandonare quel sindacato perché consapevoli che è passato a fare gli interessi dei nemici storici dei lavoratori, un conto è fare quello che hanno fatto quei balordi, che non può assolutamente essere tollerato. Qui però ci tengo a mettere i puntini sulle “i” per uscire dal coro della retorica mielosa dei politici che si stringono attorno al povero Landini: la rabbia verso quel sindacato è sacrosanta e giustissima. Il modo in cui è stato gestito quel giusto risentimento, trasformandolo in violenza anziché in proposte alternative, è stato il vero errore imperdonabile dal quale prendiamo tutti le distanze.

Che sia chiaro però: prendiamo con fermezza le distanze dai violenti, ma non c’è bisogno di esprimere vicinanza alla CGIL. Ipocriti che non sono altro tutti quelli che lo hanno fatto in queste ore.
Altro punto da sottolineare se vogliamo che quei banditi la smettano di infiltrarsi nelle manifestazioni pacifiche per portare violenza: smettiamola di pubblicizzarli solo perché quella pubblicità è funzionale agli interessi del potere. Era chiaro a tutti i presenti che quei facinorosi fuori dalla CGIL non c’entravano assolutamente nulla con chi manifestava in piazza. Non avevano assolutamente nulla da spartire.

Bisogna essere solo in cattiva fede per confondere le cose, perché si vedeva lontano un miglio la differenza. E senza la complicità dei media e del governo sarebbero rimasti un manipolo di criminali da identificare e da punire, ma nessuno gli avrebbe intestato il successo incredibile di quella piazza piena di manifestanti.
Vedere che sulle prime pagine di oggi si parla di quella bellissima manifestazione con le foto dei banditi fuori dalla CGIL è vergognoso. Veramente vergognoso.
Per darvi un’idea: è come se io volessi descrivervi che cos’è lo sport e che cos’è il calcio mostrando le foto dei banditi che assaltano gli autogrill dopo la partita. Vi assicuro che l’esempio è calzante.
Non ho nulla da aggiungere sui media, che fanno veramente pena dal momento che i giornalisti del mainstream erano presenti. Hanno visto donne, hanno visto bambini, hanno visto studenti e lavoratori marciare pacificamente. Erano diverse decine di migliaia.
Ecco perché provo pena per la cronaca prezzolata di quella manifestazione.

Due parole le dico ai nostri governanti: non fate l’errore di sottovalutare quella piazza. Non pensate minimamente che salverete la faccia strumentalizzando le gesta del teppista infiltrato di turno, perché quella piazza ha lanciato un segnale importante. Un segnale di libertà.
La voglia di libertà, quando emerge, non puoi contenerla. E’ un fiume già straripato.
Oggi potete subdolamente provare a salvare la faccia sui vostri giornali, ma quell’onda è già partita, e se fingete di ignorarla vi travolgerà: senza violenza, ma con l’incontenibile forza che gli è propria.

La Matrix Europea, la verità dietro i giochi di potere – Con Francesco Amodeo