Crisi o rilancio: cosa c’è alle porta dell’economia italiana? Le speranze di molti vengono riposte nel Recovery Fund, di cui il nostro Paese dovrebbe essere il maggiore beneficiario. Ma i dubbi sui reali costi sociali del piano predisposto dalla Commissione Europea ci sono. Anche a causa dei fatti accaduti nel recente passato con i precedenti Governi, a preoccupare sono le riforme che l’Europa ci chiede. Su alcune si sta già lavorando (vedi giustizia e fisco) su altre ancora il Governo Draghi dovrà mettere mano.

Sui cambiamenti che permetterebbero all’Italia di alzare il capo è intervenuto in diretta il professor Valerio Malvezzi. Secondo l’economista la parola da usa nei confronti degli ordini di Bruxelles non è “riforma” ma “ricatto”. Presentando la ricerca “Il contesto imprenditoriale italiano”, Malvezzi ha fatto il punto sui veri problemi della nostra economia: aumentano i prezzi delle materie prime, faticano a crescere gli investimenti in Italia a causa di normative complesse, l’accesso al credito bancario continua a restringersi

Ecco la spiegazione ai microfoni di Fabio Duranti e Francesco Vergovich a Un Giorno Speciale.

“Le materie prime agricole, i metalli e i minerali e il cibo sono tre commodities che condizionano l’economia in tutto il mondo. E io già un anno fa ero preoccupato del fatto che sarebbero aumentati ancora prezzi di grano, derivati della soia e via discorrendo, perché quelle cose lì impattano poi sulla tavola di tutti i poveri. E quindi questa cosa qua avrebbe potuto creare una situazione non di inflazione, ma di stagflazione.

Il secondo dato che vi voglio far vedere riguarda gli ostacoli agli investimenti delle imprese. Come avete visto, c’è questa campagna green, climatica, perché bisogna fare gli interessi di alcune corporate multinazionali, soprattutto del mondo tedesco. Ma al di là di questo, il Paese meno buono per fare impresa al mondo è l’Italia.

L’Italia è il Paese che piace di meno agli imprenditori esteri. Tanto è vero che gli imprenditori esteri vengono qui per investire, poi si girano dall’altra parte, aspettano che arrivino le riforme europee e ritorneranno dopo il 2023. Dopo che ci sarà Draghi al Quirinale, il Parlamento non avrà più nessun potere e verranno attuate le direttive dell’Unione europea da dei notai che sono quelli che hanno sostenuto fino ad oggi il Governo Draghi. Tutti quelli che hanno sostenuto il Governi Draghi sanno benissimo che dal 2023 saranno dei notai che dovranno semplicemente certificare le decisioni europee”.