Una colonna stilizzata, “simbolo di forza, dei cittadini che ci sostengono” sottostà al nome del candidato sindaco: Enrico Michetti ha da poco annunciato su Facebook la chiusura della sua lista civica il cui simbolo e il cui seguito, come mostrato dagli ultimi sondaggi, sembra già incidere nella campagna elettorale: “La colonna portante del progetto? Cambiare Roma”. È quanto afferma il candidato sindaco puntando a un progetto di rinascita che vede, tra i requisiti principali, la ripartenza del turismo nella Capitale e, di conseguenza, la creazione di nuovi posti di lavoro. Posti di lavoro che ritroviamo nel tema dei prodotti locali e della loro valorizzazione, sempre più martoriata da montagne di burocrazia che fanno fuggire dalla Città Eterna chi vuole investire e chi ha intenzione di crescere.

Due anni di pandemia hanno significato due anni di criticità estreme, soprattutto su questo fronte che da sempre è stato una risorsa economica di spicco del nostro paese e della romanità. Il candidato non nasconde di provare un pizzico di amarezza nei confronti di un governo capitolino che, a sua detta, non riesce ancora a creare sinergie positive al fine di migliorare la situazione complessiva della città.
Esempi pratici? “Le Olimpiadi sono state un’occasione persa“, chiedete a Parigi, che ha subito accettato di prendere il testimone lasciato da Roma, con tutti i posti di lavoro del caso.
Il rischio? Una lenta agonia amministrativa, ma anche culturale. Il perché lo ha spiegato Enrico Michetti stesso ai microfoni di Stefano Molinari, con annesse ricette perché tutto ciò venga evitato.

“Il turismo deve essere un asse portante della ripartenza di Roma: dobbiamo proteggere i nostri posti di lavoro. Roma deve prima censire tutto ciò che rappresenta la romanità, deve metterlo in sicurezza, fare in modo che chi fa parte di questa filiera non solo venga protetto ma anche promosso e certificato a livello internazionale. Tutelare i prodotti significa tutelare i posti di lavoro.

Perché le aziende si trasferiscono a Milano? A Roma per giungere a termine di una procedura ci vogliono anni e non è neanche scontato che tu riesca a fare qualcosa. Non è solo un’incompetenza (ossia non conoscere la macchina) ma c’è anche una negazione del concetto di sviluppo del paese. È stata persa una grande occasione con le Olimpiadi. A Milano la differenza è che la regione e il comune collaborano, qui si mettono uno di traverso all’altro e la procedura rimane ferma. In questo modo l’imprenditore se ne va perché non può raggiungere gli obiettivi che si è prefissato.
Oggi chi sta al Governo non deve parlare di programmi, deve attuare la buona amministrazione. Qual è il loro programma? Continuare a fare quello che si è fatto fino adesso.

Roma ha una vocazione sportiva, ha dei plessi sportivi in delle aree che sono straordinarie dal punto di vista paesaggistico ma sta mandando in malora tutti gli impianti. Quando hai una società sportiva che funziona, perché gli devi far scadere la concessione e mettere a bando tutto? Non riesco a capire quale sia il problema.
Bisogna ripristinare le tradizioni e promuoverle, non soltanto nel quartiere ma nel mondo. Noi abbiamo un patrimonio che sta morendo, come gran parte dell’artigianato. Sta morendo tutto quello che è la nostra memoria che ci ha reso famosi e attrattivi nel mondo. Bisogna soltanto rivitalizzarla. Io porto avanti questa candidatura facendo il meglio che posso”.