Una tragedia ha riacceso la miccia, mai realmente sopita, sulla sicurezza dei vaccini anti Covid-19. La scomparsa a soli 18 anni della ligure Camilla Canepa, deceduta dopo aver ricevuto una dose di AstraZeneca in un “open day” organizzato dalla regione, ha scatenato i pareri dissonanti su quale vaccino è meglio fare a quali classi di età. E dopo aver inaugurato l’inoculazione del prodotto anglo-svedese su insegnanti, operatori sanitari, forze dell’ordine, dopo averlo raccomandato ai più giovani, ora le istituzioni sanitarie del Paese fanno dietrofront.

Con una circolare datata 11 giugno 2021, il ministro della Salute Roberto Speranza ha deciso lo stop al vaccino AstraZeneca per chi ha meno di 60 anni. Mentre è arrivato anche il via libera dell’Aifa alla seconda dose con vaccini Pfizer e Moderna per gli under 60 che hanno ricevuto la prima dose di vaccino AstraZeneca. La seconda dose, con un vaccino a mRna, verrà somministrata a 8-12 settimane dalla prima somministrazione. Al momento, però, le Regioni continuano ad andare in ordine sparso preoccupate soprattutto per un rallentamento della campagna vaccinale.

Insomma siamo di fronte all’ennesimo “cortocircuito”, come lo ha definito in diretta il senatore Danilo Toninelli. Intervenuto ai microfoni di Luigia Luciani e Stefano Molinari l’esponente pentastellato ha evidenziato l’“evidente responsabilità politica” sulla vicenda. L’intervista è stata anche l’occasione per la presentazione del suo recentissimo libro “Non mollare mai”.

Ecco il commento di Danilo Toninelli a Lavori in Corso.

“Bisognerebbe tenere un metro univoco di narrazione dei fatti, che servono alla gente per formare un’opinione. Io mi ricordo con il Presidente Giuseppe Conte le polemiche per i suoi ritardi alle conferenze stampa. Qua c’è un dato oggettivo constatabile: l’ordine sparso delle regioni e un errore da parte della struttura commissariale. L’Agenzia italiana del farmaco, ente di riferimento, ti consiglia l’utilizzo di AstraZeneca agli ultra sessantenni. Poi invece si crea una situazione tale per cui si fa una raccomandazione da parte della struttura commissariale – riprendendo la raccomandazione dell’Aifa – però non la si vincola. Quindi si lasciano le maglie aperte e le Regioni, con l’ansia di far vedere che sono quelle che vaccinano di più, fanno gli open day. Lo stesso Figliuolo non la aveva chiusa come possibilità, quindi c’è stato questo cortocircuito. Non possiamo dire che non ci sia stato.

Se fosse accaduto con Conte, che veniva contestato per un ritardo di 15 minuti in conferenza stampa, apriti cielo: sarebbe stato massacrato a reti unificate da organi di stampa e avversari politici. Bisogna avere il coraggio di essere obiettivi anche se abbiamo un Presidente del Consiglio che unisce tutti e un Governo di unità nazionale. Lo devono fare sia i politici che gli organi di stampa. Se si commette un errore e se questo errore comporta delle situazioni che riguardano vite umane, bisogna avere il coraggio di essere obiettivi, di intervenire, di chiedere scusa, di rettificare.

Su AstraZeneca fatti errori? Lo dobbiamo dire, perché sono stati fatti degli errori anche a livello europeo. Mi pare che, anche inizialmente, negli accordi commerciali presi con la Commissione europea non ci sia stata una grossa capacità di vincolare le case farmaceutiche. Quindi all’inizio abbiamo avuto grosse difficoltà, anche per i quantitativi. Ora i quantitativi ci sono e questa confusione che si è generata poteva essere gestita meglio. Senza una rincorsa a dimostrare di essere i migliori da parte di alcune regioni, ma con la giusta precauzione. C’è una responsabilità politica evidente.

Il dato politico è che oggi non si è creato alcun tam-tam mediatico nei confronti del Governo. Se ci fosse stato Conte lo avrebbero attaccato tutti, non solo Salvini e Meloni”.