La Chiesa tuona contro il Ddl Zan. L’accesissimo dibattito intorno alla Legge che promette di combattere l’omobitransfobia oggi ha raggiunto livelli incandescenti quando si è saputo dell’intervento del Vaticano, che irrompe nella vita pubblica italiana come non accadeva da tempo. Una Nota Verbale della Segreteria di Stato consegnata informalmente all’Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede qualche giorno fa, dalla quale sarebbe trapelata la volontà presto smentita di “bloccare” il Disegno di Legge calendarizzato in Senato. Non arrestare senza indugi, si sarebbe detto in un secondo momento, ma “rimodularlo in modo che la Chiesa possa continuare a svolgere la sua azione pastorale, educativa e sociale liberamente”.

La tesi sostenuta dal mondo cattolico è che con l’approvazione definitiva della Legge verrebbe violato il cosiddetto Concordato, cioè il documento ufficiale che regola il rapporto Stato-Chiesa, steso nel 1929 e aggiornato per l’ultima volta nel 1984. Una dura presa di posizione che ha ridato vigore alle posizione dei contrari al Ddl Zan, come il leader del Popolo della Famiglia Mario Adinolfi. Intervenuto ai microfoni di Stefano Molinari, il direttore del quotidiano La Croce ha definito “fatto storico” l’intervento del Vaticano e ha dato un’anticipazione sulle imminenti precauzioni che prenderà il Premier Mario Draghi.

Ecco l’intervento di Mario Adinolfi a Lavori in Corso.

“È un fatto storico di enorme rilevanza. Per Fedez è difficile capirlo, probabilmente. D’altronde lui il Concordato non lo ha concordato, la Costituzione non l’ha scritta, non sa che all’articolo 7 i rapporti tra Stato e Chiesa sono regolati da quei Patti che vennero stesi nel 1929 e rinnovati nel 1984.

La cosa più brutta di questo video pregno di ignoranza e anche di prosopopea, è che poi comunica a un sacco di ragazzi l’idea che se tu non l’hai scritta la Costituzione non è il tuo patto fondativo, se tu non hai scritto il Concordato non è il tuo patto fondativo. Questo non mi è veramente piaciuto per il grado di influenza che gli influencer hanno sui giovani e sulle loro modalità di riflessione. Questo è un fatto storico estremamente rilevante, sarebbe stato bene che Fedez avesse provato a studiare un po’ prima di fare questa uscita.

La sostanza è che per il catechismo della Chiesa cattolica due uomini non si possono sposare. Anzi, per il catechismo della Chiesa cattolica l’atto omosessuale è un atto eticamente disordinato. Per il catechismo della Chiesa cattolica la famiglia è solo quella uomo-donna che corrisponde al progetto di Dio. Dice il Vaticano: questi sono i capisaldi della mia predicazione in materia di famiglia. Io Chiesa posso continuare a dire queste cose nel momento in cui tu mi scrivi una legge che dice che se incentivi o istighi all’odio, questa istigazione può addirittura condurre in carcere?

Articolo 4 del Ddl Zan? È terrificante! È il problema vero della Legge Zan. Tu non puoi dire un’ovvietà, cioè che è libera l’espressione delle opinioni di tutti, e poi aggiungere ‘purché’. Che vuol dire ‘purché’? È il punto nodale. Se tu nell’articolo 4 proprio mi espliciti che la mia libera espressione si ferma alla valutazione di un magistrato, che deve valutare se quella libera espressione ha o non ha costituito concreta occasione di odio e bla bla bla, lì è una valutazione discrezionale della magistratura. E non è discrezionale la valutazione delle opinioni.

Io sono il leader del Popolo della Famiglia, un raggruppamento che su queste cose ha preso 220.000 voti alle elezioni Politiche. Ora un magistrato in servizio ha detto che se passa il Ddl Zan il Popolo della Famiglia può essere sciolto da un magistrato perché equiparato, secondo quello che accade con Legge Mancino, ai movimenti neonazisti e antisemiti. Può essere accettabile un gioco democratico del genere?

Ti do questa anticipazione: Mario Draghi domani parlerà con chiarezza, perché questo gioco deve finire. Questo gioco attorno a una questione assolutamente marginale e interesse di una piccola lobby può far saltare qualcosa di più significativo che è la gestione del Recovery Fund. Poiché ho visto il calendario e domani Mario Draghi sarà in Parlamento, ho l’impressione che ci sarà uno stop definitivo a questo gioco”.