Controllo, coercizione, giochi di potere, mentre la salute scivola pian piano più in basso tra i propositi delle grandi organizzazioni sanitarie mondiali. Ne sa qualcosa il dottor Giuseppe Di Bella, testimone diretto della battaglia del padre, il professor Luigi Di Bella, per l’ufficializzazione della sua terapia contro i tumori. Sappiamo tutti come andò a finire con le sperimentazioni e le verifiche effettuate con farmaci scaduti su pazienti terminali, metodi messi nero su bianco dai NAS, ma che diedero inizio al lungo calvario della terapia per affermarsi.

Le cose non sono cambiate, anzi, “oggi ancora più che nell’epoca di mio padre i medici combattono“, dice il Professor Di Bella in diretta. Ma è una considerazione che non riguarda solo il Metodo Di Bella, visto lo scenario pandemico e le “cure proibite” che cercano di farsi strada tra un ricorso e l’altro per spazzare via il Covid in modo precoce e ricorrendo all’ospedalizzazione solo quando necessario. Nonostante i risultati (sebbene in mancanza di studi randomizzati) parlino chiaro nell’esperienza diretta dei pionieri della cura domiciliare, la terapia non vede ancora luce tra i metodi accreditati.
La lotta continua dunque, e si fa sempre più feroce la coercizione contro l’indipendenza dei medici e della ricerca, nonché contro la libertà di scelta e di cura.

A ‘Un Giorno Speciale’ ne abbiamo parlato con il Prof. Giuseppe Di Bella.

Comandano loro? Sì, finché possono. Potranno comandare finché non ci sarà una presa di coscienza sempre più ampia della pubblica opinione. Fino allo stesso momento in cui la gente rifugge e si affranca da certi condizionamenti e da un certo ipnotismo della paura.
In molti sono irretiti, sono condizionati. Quelli che non sono condizionati sono costretti attraverso ricatti di varia forma a sottostare a un certo tipo di imposizione terpeutica.

Il problema è questo: che la gente prenda coscienza, che esiga in maniera categorica irrinunciabile la libertà di cura e la libertà di ricerca. Se si arriva a una presa di coscienza sempre più ampia non possono continuare a imporre delle scelte che non sono finalizzate né alla salute, né alla vita della gente.
“Libertà del medico” vuol dire questo, vuol dire ricondurre alla ricerca scientifica pratica quel fine: il fine è la vita e la salute della gente. Ma è un punto difficile con il livello attuale di corruzione dei centri di potere, i quali non solo sono corrotti, ma hanno un’altissima capacità di corruzione.

E’ un programma mondiale, non parlo solo dell’Italia. Attraverso il controllo della magistratura, dell’informazione, dei circoli di potere importanti della medicina – attraverso la cosiddetta “comunità scientifica” – hanno imposto in ogni ordine e grado importante di comando della sanità tutta una serie di personaggi che sono affini a loro.
Con questo sistema, dando l’impressione di seguire la ricerca, la verità ecc… con una copertura ipocrita impongono una serie di scelte.
Oggi, più che ancora nel periodo di mio padre, il medico che veramente vuole perseguire la verità e la vita della gente, si trova a combattere contro un sistema e rappresenta un alto rischio.
Voglio dire ai medici di avere coraggio, perché la verità, prima o dopo, si afferma.
Il primo insegnamento è questo: non scoraggiamoci di fronte all’oscurità del regime
“.