Tali crisi sono ovvie conseguenze del fatto che l’economia finanziaria sia ormai di parecchie grandezze superiore a quella reale. Queste presunte crisi sono dovute a politiche economiche che scoraggiano l’investimento nel capitale umano e finanziano quello nel capitale finanziario. La delocalizzazione delle attività produttive in aree a beneficio fiscale e dove il costo del lavoro sia più basso, unitamente all’importazione forzata di immigrazione clandestina volta a costruire una politica di deflazione salariale, sono conseguenze ampiamente prevedibili del modello economico neoliberista.

Sto dicendo due concetti. Il primo è che le crisi non sono affatto qualcosa di assolutamente imprevisto, quello che viene definito in finanza “The black swan”, il cigno nero. Non è così, le crisi sono conseguenze chiaramente prevedibili di cambiamenti deliberati e pianificati di sistema economico.

Il secondo concetto è che queste presunte crisi sono legate a delle politiche economiche che scoraggiano l’investimento nel capitale umano, cioè nell’essere umano, e incentivano invece l’investimento nel capitale finanziario. Non solo, ma incoraggiano la delocalizzazione di attività, la cosiddetta globalizzazione, che ci è stata venduta per decenni come una cosa buona e che oggi scopriamo, con le proposte di tassazione ridicole al 15%, che serve solo alle multinazionali ad evadere le tasse. Non solo, ma la delocalizzazione che viene attuata per il beneficio fiscale di non pagare le tasse o per lo sfruttamento salariale di masse di lavoratori che non hanno le stesse tutele, viene poi integrata da un’operazione di immigrazione forzata volta a costruire le premesse di una deflazione salariale. Cioè di un abbassamento dei salari e di tutela dei salari che i lavoratori occidentali hanno conquistato in un secolo di lotte sindacali.

Il vero problema non è che gli italiani non vogliono più lavorare, gli italiani non vogliono lavorare a condizioni di sfruttamento del lavoro. Cosa alla quale invece persone disperate, importate a forza in termini di immigrazione clandestina, sono costrette ad accettare.

Malvezzi​ Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi