E’ ormai risaputo, tanto che la storia forse ha già giudicato quello che è accaduto tra marzo e aprile 2020, quando virus e lockdown a parte, erano in fermento i primi tentativi di terapia domiciliare anti-Covid-19: un trattamento che faceva del tempismo la priorità e l’arma migliore per combattere il virus, evitando quasi sistematicamente di mandare il paziente in ospedale.
Ma i primi sperimentatori della cura e dei possibili farmaci da utilizzare, come il Dott. Andrea Mangiagalli, il Dott. Stefano Manera o il Dott. Luigi Cavanna, non vennero incensati dalla critica. Al contrario, di ritorno dai loro appelli alle istituzioni ricevettero un silenzio assordante; una risposta che si traduce, oggi, a una battaglia continua per il diritto alla cura e il ripristino delle libertà fondamentali.

Anche con le cure che, a studi randomizzati in corso e secondo le evidenze dei testimoni sarebbero straordinariamente efficaci con tassi d’ospedalizzazione bassissimi e mortalità ancor più modesta, la solfa è rimasta la stessa: zone cromatiche alternate, bollettino quotidiano dei contagi, previsioni infauste sul futuro ad opera dei soliti volti noti della virologia da piccolo schermo.
Abbiamo chiesto le ragioni di questo fenomeno contraddittorio al regista e blogger Massimo Mazzucco che, dati alla mano, si occupa sin dall’inizio della pandemia dei lati più criptici dei comportamenti delle istituzioni.
Ecco l’intervista ai microfoni di Fabio Duranti e Francesco Vergovich.

Quando un dottore ti dice “ho curato 100 pazienti e nessuno è andato in ospedale”, oppure “uno solo è andato in ospedale” bisogna avere una forza interiore di malafede per non credergli. Quando le virostar dicono che non ci sono le prove scientifiche, certo che non ci sono: bisogna andare a cercarle le prove scientifiche! Chi dovrebbe farlo? Con la scusa che non ci sono prove scientifiche randomizzate, scartano tutto.
Quando hai di fronte un medico che ti dice che ha avuto 200 pazienti dei quali solo uno ricoverato e gli altri tutti guariti, hai il dovere morale di approfondire: o è un ciarlatano (e allora lo cacci dall’ordine dei medici), oppure ha ragione e lo metti in lista per il premio Nobel per la medicina. Questo dovrebbe essere il mondo in cui viviamo, invece nessuno è in grado di dargli torto e nessuno ascolta quello che dicono. Questa è malafede.

Ovviamente se si parte già da da una base di 10 milioni di persone che prendono psicofarmaci regolarmente, è chiaro che gli basta un nulla per andare in stress psicologico. Considerate che le persone da 14-15 mesi in Italia sono sottoposte quotidianamente a un bollettino di morti e contagiati. Ci vuole una forza di integrità interiore e di equilibrio notevole per non soccombere a questa valanga di cacca che ti arriva addosso, perché di questo si tratta. La paura ti impedisce di ragionare, quella è la grande mossa. La grande difficoltà per noi è togliere la paura, perché una volta che c’è uno non ti ascolta più.
Ne sto avendo esperienza con il mio ultimo video: le persone mi dicono “l’ho fatto vedere a mia madre, a mio cognato, a mio cugino, a mia sorella ecc… ma non ne vogliono sentir parlare”. Hanno già deciso nella loro testa che il vaccino è l’unica via d’uscita e non vogliono sentirsi dire di essere stati ingannati.
Mark Twain diceva che è molto più facile ingannare la gente, che non convincerla che è stata ingannata.

Se parti dal presupposto che c’è una pandemia terribile, che dobbiamo proteggerci in tutti i modi, è chiaro che poi finiamo a discutere del coprifuoco alle 23 o alle 24. Il problema è non accettare quella premessa perché, come spero di aver dimostrato nel mio video, potremmo tranquillamente riaprire tutto da domani curando le persone con le medicine che ci sono e poi chi vuole vaccinarsi può farlo tranquillamente. Quello che non è giusto è usare il vaccino come clava o come bastone per farti avere la carota della libertà: questa è la parte che io trovo rivoltante“.