Quante volte lo abbiamo sentito dire al TG? “Aumentano le spese degli italiani”, “aumentano i consumi e il benessere”, “guardate quanto spendono gli italiani”. Peccato che non sia proprio la spesa il termometro economico di un paese, parola di un finanzialista come Valerio Malvezzi.
Ma non occorre neppure il parere di un esperto per sapere che il nostro benessere non è dato da quanto spendiamo, ma da quanto risparmiamo: nei decenni a cavallo tra gli anni ’70 e gli anni ’80 la spesa media degli italiani era solo la punta di un iceberg che nascondeva risparmi ben più sostanziosi di quelli attuali.

Detta in parole povere, al portafoglio possiamo mettere mano anche più volte in un giorno, ma è quello che rimane alla fine della giornata, della settimana, del mese, di cui occorre parlare se si vuole fare una vera analisi economica.
Dal risparmio dipende tutto: dal benessere personale alla fertilità, dalla capacità di fare impresa agli investimenti privati, passando per il dettaglio non trascurabile della serenità che ci tiene lontani da usurai e strozzini.
Una lezione dimostrata, dati alla mano, con 4 grafici: guardate cosa ci ha detto il Prof. Valerio Malvezzi a ‘Un Giorno Speciale’.

La leggenda vuole che noi siamo le cicale, quelli che sprecano, quelli che vivono al di sopra dei propri mezzi: vedendo i dati sul lungo periodo scopriamo che dal 1995 al 2020 l’Italia ha fatto quello che voleva l’Europa. A quelli che dicono che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità faccio notare che noi, negli ultimi 25 anni, abbiamo sempre speso meno di quello che tassavamo: abbiamo risparmiato sempre per un quarto di secolo.
Fino a che punto, Cartagine, abuserai della nostra pazienza? Fino a che punto, Unione Europea, abuserai della nostra pazienza?
I brillanti risultati sono aver falcidiato la spesa pubblica, i servizi, aumentato le tasse, spremuto i cittadini italiani, tolto posti di lavoro, aumentato i giovani disoccupati e tagliato le pensioni.

Invece di andarci a preoccupare, porca pu***na, del debito pubblico, vogliamo dire alla gente quanto è aumentato il debito privato? Nessuno ne parla mai, ma dovrebbe essere detto tutti i giorni sulla Rai: mentre il debito pubblico è passato dal 120% al 134%, il debito privato è passato dal 17% al 43%. Più del doppio. Aver fatto politiche neoliberiste, tagliato la spesa pubblica e aver aumentato la pressione fiscale, ha portato le famiglie italiane al doppio del debito in un quarto di secolo.

Nel 1970 le famiglie risparmiavano il 20% del reddito familiare, e arrivano al 25% circa nel 1982. Questo vuol dire che eravamo ricchi. Gli italiani con la lira erano ricchi.
Questi sono grafici, numeri, dati oggettivi. La cosa più importante per capire se un paese sta bene o male non è il consumo, come vi raccontano in TV: “Aumenta la propensione al consumo”; “gli italiani sono più felici per le feste”, sembrano telegiornali dell’istituto Luce: questa è demagogia, è propaganda. Quello che bisogna guardare non è il consumo, ma il risparmio, perché io posso consumare, ma indebitandomi.
Nel 1982 una famiglia che aveva un reddito di due milioni di lire al mese, risparmiava ogni mese 500mila lire. Poi cosa succede? C’è uno scambio di lettere tra il Ministero del Tesoro e la Banca d’Italia in cui si decide di cominciare a perdere la sovranità monetaria, di andare verso le privatizzazioni, di fare le aste marginali sul debito pubblico, iniziamo l’epoca Draghi degli anni ’90 e a quel punto la curva del risparmio inizia a scendere, arrivando a un tasso di risparmio 0
“.