Disoccupazione giovanile al 29%: Berlusconi, dimettiti!“.
Così recitava un manifesto elettorale del lontano 2011. Da allora sono passati dieci anni e le cose non sono cambiate, anzi, la pandemia ha reso quello che era un dato già drammatico (tutto italiano) in un’ecatombe di giovani disoccupati e inattivi in crescita.

Non solo non si trova più lavoro in un’età che va dai 15 ai 34 anni, ma il dato inquietante dell’ultimo anno è che aumentano coloro che gettano la spugna: sono sempre di più quelli che si rassegnano a restare a carico di mamma e papà, e che quindi escludono definitivamente anche le – poche – possibilità di trovare occupazione.
Ce lo ha riferito il Prof. Valerio Malvezzi a ‘Un Giorno Speciale’: snocciolando i dati dell’ultimo anno si rende l’idea di quanto la pandemia e misure emergenziali annesse siano state dannose al mercato giovanile del lavoro.

Si stima che nel 2020 il tasso di disoccupazione tra i 15 e i 24 anni abbia raggiunto il circa il 30%, ben al di sopra della media europea del 12, 5%; ed è un dato che non tiene neppure conto dei giovani inattivi, pure in aumento. Ma il dato va persino peggiorando, se consideriamo la fascia d’età che va dai 25 ai 34 anni.
Ecco l’analisi in diretta del Prof. Malvezzi

In Italia noi abbiamo circa 2,5 milioni di persone tra i 25 e i 34 anni di cui 600mila stanno cercando lavoro, ma quasi 2 milioni hanno rinunciato a cercarlo.
Cosa succede nell’epoca dell’euro? Quando a un certo punto nel 2007 c’è la cosiddetta crisi finanziaria, le manovre “lacrime e sangue” (taglio della spesa pubblica ecc…) hanno portato all’esplosione di persone in cerca di occupazione. Poi fino al 2020 il dato cala, passiamo da 900mila a 600mila persone in cerca di lavoro, ma il dato non è migliorato: vuol dire che 300mila persone non lo cercano più.
Noi abbiamo giovani che ormai sono entrati nella logica del reddito di cittadinanza. La loro vita è finita! Non potranno farsi una famiglia né contribuire allo sviluppo del paese. Sono a carico dei genitor
i”.

Il dato più grave riguarda il tasso di inattività: persone che non cercano più il lavoro. Siamo passati dal 21% del 2004 al 30% attuale. Di questo dovrebbe parlare in Parlamento, signor Ministro Franco. E non è certo il Recovery Fund la strada.
Nel 2020 grazie ai vari lockdown e mascherine c’è un balzo in avanti di persone non più in cerca di lavoro
“.