Un rigore di Muriel offre all’Inter titolo e vacanze anticipate. Il colombiano sbaglia il gol che avrebbe dato all’Atalanta la vittoria sul Sassuolo così rinviando di una settimana il carnevale interista. Il calcio offre ancora qualche coriandolo, tutto era prevedibile ma qualcosa era imprevisto, come appunto l’errore dei Muriel che aveva preso il posto di Zapata.

L’Atalanta si ferma a 69 punti a fianco del Milan, improvvisamente si arresta anche il Napoli raggiunto all’ultimo dal Cagliari e allora la corsa verso la Champions diventa una roulette russa. Su tutti e prima di tutti lo scudetto dell’Inter che va al titolo numero 19 dopo undici anni di attesa rabbiosa e mortificante per un club della sua storia.

E’ il quinto scudetto vinto da Conte, dopo i tre della Juventus e quello con il Chelsea, è suo in tutti i sensi, per la voglia che ha saputo trasmettere al gruppo, tutto non soltanto la squadra, per la tenacia che gli ha fatto superare momenti critici, l’eliminazione dalle coppe, nostrane ed europee, le incomprensioni con i dirigenti.

L’Inter celebra un campionato che ha vinto non tanto con il gioco ma con lo spirito che ha accompagnato le sue partite anche modeste ma mascherate dalla potenza esplosiva di Lukaku e dalla forza astuta di Lautaro ma perché non dire della scommessa vinta con e da Eriksen? E la crescita di Bastoni e la conferma di Barella.

E’ un titolo bizzarro perché è un prodotto cinese ma confezionato in Italia, mi sembra una notizia clamorosa ma il sogno si è fatto progetto e il progetto è diventato squadra, poi scudetto. Merito all’allenatore, merito alla dirigenza, dico Beppe Marotta che si è preso alcuni sospesi con la Juventus, merito al gruppo che ci ha creduto nonostante l’eliminazione dalla Champions League.

Incomincia un’altra storia e nessuno a Milano sa quanto potrà durare, nove anni, forse ma è bastato questo anno pieno di cose cattive ma alla fine pieno di luci ovviamente nere e azzurre.

Tony Damascelli