Borse, Spread, PIL, pareggio di bilancio: il grande Risiko economico va avanti imperterrito. Ne sentiamo tutti i giorni in Tv, ne seguiamo le vicende costantemente perché legate indissolubilmente alle decisioni che influenzeranno la nostra vita; decisioni che spesso ci vengono presentate come dettate dalla casualità, da un grande gioco di numeri che va avanti per conto suo, indipendentemente dalla mano dell’uomo.
Ma si può davvero parlare di un sistema che non ha alternativa?

E’ di questo che trattiamo con il Prof. Valerio Malvezzi nella sesta puntata di “Discorsi sull’Economia Umanistica”, ovvero di quel modello che fa da contraltare al capitalismo, la seconda possibilità, l’alternativa che innanzitutto fa della morale la propria stella polare, della conoscenza del bene e del male la sua prerogativa e della sua priorità la lotta all’accumulazione sfrenata di capitale che se ne frega del benessere comune.
Approfondiamo questo e molto altro nella nuova lezione di Valerio Malvezzi.

Cosa ci rende felici?
L’economia, quella capitalistica, ha dimenticato questo concetto fondamentale, che invece è centrale nella mia economia, quella umanistica.
Lo scopo dell’economia, per me, deve essere quello di render felici tutte le persone. Non solo quelle che accumulano le ricchezze del pianeta in borsa.
Abbiamo dimenticato i detti di Dante, ad esempio, quando nel Purgatorio egli scrive “Lume v’è dato a bene e a malizia”. E’ data all’uomo la capacità di distinguere il bene dal male. Nell’economia di oggi l’abbiamo un po’ dimenticata questa lezione, così come quella di San Tommaso d’Aquino, che dice: “Amare è volere il bene di qualcuno”.
Abbiamo dimenticato anche il Manzoni, che in un bellissimo passo racconta di un sarto che mette a disposizione le vivande della tavola, e sapendo che c’era una vedova di nome Maria che abitava lì vicino, fa un fagotto per la propria bambina e la manda a dare queste vivande come una elemosina alla vedova. Dice alla bambina di star bene attenta di non farla sembrare un’elemosina, ‘e quando incontri per strada qualcuno non dire che stai facendo un atto di bene’.

Io sono un contadino, e penso che uno dei gesti più belli e simbolici dell’economia sia piantare un seme nella terra. Il contadino non sa se crescerà o no. Ci sono mille pericoli, un po’ come quando nasce un bambino, che nei primi mesi è più fragile. Il seme viene protetto, celato, poi coltivato con un certo amore: non è detto che arrivino i frutti di quel seme, ma il contadino se ne prende cura, lo innaffia e lo mette nel posto migliore, dove il vento, il sole e la pioggia fanno nascere la pianta.
E’ il successo di un’idea: molte critiche che ricevo si basano sul fatto che questi discorsi sono utopistici. Sì, sono certamente improbabili, ma è altrettanto improbabile la nascita della vita. Ogni volta che si coltiva una nuova idea ci sono sempre dei rischi, e non sempre attecchisce la prima volta.

Io cerco di sfuggire al mondo in cui mi trovo costretto a vivere: un mondo che mi dice che il capitalismo è l’unica forma economica possibile.
Perché mi rifiuto di credere nell’economia capitalistica? Perché è un’economia deviata, un’economia malata, un’economia che colpisce la psiche dell’uomo, un mantra ripetuto quotidianamente sempre con le stesse frasi, parole che dai giornali, dalle TV, dalle radio, ci vengono ripetute tutti i giorni: borse, Spread, debito pubblico, “avete vissuto al di sopra dei vostri mezzi”, austerità, pareggio di bilancio, rigore, sacrificio.
Tutte queste eggregore impediscono al sole di risplendere. L’economia in cui viviamo oggi è fatta di dogmi.
C’è chi ha fatto una fortuna credendo a questi dei pagani (Apple, Google, Amazon, Facebook) e che – anche con la pandemia – vi fanno credere al “there is no alternative”.
Io non posso cedere che tutto ciò sia causale. Certamente quello che abbiamo perso è il senso di empatia verso gli altri esseri umani. Cosa propone la Banca d’Italia come soluzione post-pandemica? Sembra proponga di tagliare le pensioni. La mia ricetta sarebbe quella di colpire i ricchi, non i poveri, mentre mi sembra che andiamo verso una sorta di Robin Hood al rovescio: siamo in un mondo rovesciato.

La più grande menzogna dell’economia capitalistica è aver fatto credere agli uomini che non ci possa essere il paradiso sulla terra, se non per quelli che hanno la capacità di moltiplicare i pani e i pesci. E nell’economia capitalistica viene fatto realmente, attraverso la moltiplicazione della moneta.

Io sono un contadino: non ho soldi, non ho potere, non ho case editrici, non ho televisioni, non ho partiti. Io semino, questo seme si chiama Economia Umanistica. E voi chi siete? La terra che lo accudisce, il vento che spazza quella terra, l’acqua che la irrora, il sole che la riscalda, la luce che può far nascere quel virgulto“.