Oggi desidero parlarvi di un fenomeno inquietante, a cui purtroppo non si sta attribuendo la debita importanza. Riguarda molti ragazzi delle nuove generazioni, rapiti dal sogno dei “subiti guadagni“, come li appellava Dante Alighieri, resi oggi possibili dai cosiddetti social networks.

Leggo proprio in questi giorni il caso di una diciassettenne che, grazie a un noto social di video, è riuscita a guadagnare fino a diecimila euro al giorno. E da ciò ha tratto l’affrettata conclusione per cui, in fondo, studiare non servirebbe a nulla e sarebbe, anzi, un ostacolo per le pratiche dell’accumulo garantite dalla costante presenza sulle reti sociali. A tal punto che la ragazza ha pubblicamente affermato che non intende proseguire con gli studi universitari: con le sue parole, “non ha alcun senso andare all’università”.

Ora, come ricordavo, non si tratta di un caso sporadico: sempre più giovani si lasciano incantare dalle alcinesche seduzioni delle reti social e dei facili guadagni che, in non rari casi, rendono possibili. E, di più, si dicono pronti ad abbandonare gli studi in nome di queste più immediatamente redditizie attività.

È l’esito di una civiltà, la nostra, che si è ciecamente consegnata all’utile e al furor oeconomicus, sul cui altare appare pronta a sacrificare tutto, perfino l’istruzione. Bisognerebbe provare a conquistare le nuove generazioni con la seduzione della cultura: la quale, se solo si riesce a far scattare la giusta passione, può diventare la via privilegiata di molti anche tra i più giovani.

Occorre rovesciare la narrazione prevalente, che presenta la scuola e l’università come meri avamposti per il mondo del lavoro: con l’ovvia conseguenza per cui, se si trova prima un lavoro ben remunerato, diventa superfluo andare a scuola e all’università. La scuola e l’università sono i luoghi più importanti, quelli in cui si scolpisce la propria persona e si diventa consapevoli di sé e della propria civiltà.

Lì, diremo con Plotino, si scolpisce la nostra statua interiore. Per questo, è così importante far divampare nelle teste e nei cuori dei più giovani l’erotica del sapere, quel desiderio di conoscere che – ci ricorda Platone – è l’atteggiamento proprio di chi ama ed è disposto a ogni fatica per avvicinarsi a ciò che ama. Nel tempo della malia della cifra e della quantità, della crescita e del calcolo, in cui pare che conti solo ciò che può essere contato, è di fondamentale importanza riuscire a dissociare l’identità assoluta tra valore e valore economico: e giungere, così, a capire che le cose più importanti non sono cose.

RadioAttività, lampi del pensiero con Diego Fusaro