Indebitati già dal feto e, forse, indebitati fino alla morte: è un meccanismo perverso e senza fine, quello del risanamento del debito pubblico di alcuni Stati a sud-ovest dell’Europa. Soldi da rendere ad enti non ben definiti e che da anni occupano tutte le cronache economiche, ma che nessuno sembra capire come estinguere.
E’ perciò che il Prof. Valerio Malvezzi ha mostrato a ‘Un Giorno Speciale’ la cronistoria del debito pubblico italiano – e non solo – mettendo in luce come, con tali meccanismi di vendita dei titoli di Stato, sarà probabilmente impossibile risanare una volta per tutte il bilancio.
E’ quantomai bizzarro il fatto che una nazione, l’Italia, sia in avanzo primario da anni e dunque sia a tutti gli effetti una paese virtuoso, ma continui ad avere a che fare con le catene del debito, che si fanno sempre più stringenti dal lontano 1981.
Vediamo perché con il Prof. Valerio Malvezzi ai microfoni di Fabio Duranti e Francesco Vergovich.

In Italia abbiamo questa idea molto provinciale secondo cui solo noi non paghiamo le tasse, solo noi abbiamo politici che rubano ecc… insomma, un modo che il mio compianto concittadino Umberto Eco diceva di essere tipico dei bar e che ora è tipico dei social.
Non è vero che gli italiani non lavorano, non è vero che gli italiani non pagano le tasse, ma soprattutto è vero tutto l’opposto: se guardate il grafico che mostra il nostro surplus primario dal 2000 al 2020 (ma in realtà già dal 1991) vedrete che noi tassiamo più di quanto spendiamo, cioè tagliamo spesa pubblica e aumentiamo le tasse.

Da quando noi abbiamo cambiato il modo di gestire il nostro Paese e siamo andati verso le privatizzazioni (poi è arrivato il Direttore Generale Draghi al Ministero del Tesoro e ha accelerato questo processo), ma già dieci anni prima, dal 1981, quando abbiamo iniziato a fare avanzo, abbiamo fatto un semplice scambio di lettere tra il Ministero del Tesoro e la Banca d’Italia dicendo “non siete più obbligati ad acquistare i titoli di Stato”, cioè li collocheremo al peggior offerente – perché questa è stata la scelta – con un meccanismo detto delle “aste marginali”. Sono cose che potete controllare, sono dati AMECO, Banca d’Italia e Istat, e secondo questi dati noi abbiamo pagato più interessi del debito pubblico stesso. Noi, cioè, avremmo rimborsato tutto il debito pubblico, se non fossimo in un gioco perverso per cui non posso rimborsare mai il debito pubblico di uno Stato.
Questo lo dovete capire: nessuno Stato del mondo, almeno dei paesi occidentali, almeno dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, ha rimborsato il debito pubblico.

Chiedo ai parlamentari che ci seguono: perché non mettete come primo punto politico del Governo Draghi la riforma del meccanismo delle aste marginali?
Parliamo di un meccanismo per cui uno Stato offre i propri titoli al peggior offerente, cioè dal 1981 fa un’asta pubblica nella quale l’offerta peggiore è quella che poi viene collocata sul mercato. Noi quindi da quarant’anni utilizziamo il meccanismo del peggior offerente: quello è il prezzo nel quale collochiamo il debito pubblico. Mi chiedo, dopo quarant’anni, c’è qualcuno che ha il coraggio di dire che non è forse il meccanismo migliore?

Qual è la soluzione?

Qual è la soluzione? Anziché fare i 200 miliardi sul Recovery Fund, vado a fare 50 miliardi l’anno investendoli tutti nelle imprese private italiane e sulle piccole e medie imprese, che invece vogliono colpire per aumentare la pressione fiscale. Fossi il premier farei un mutuo trentennale, farei titoli di Stato, li collocherei presso i risparmiatori italiani e farei un nuovo “new deal” italiano, un patto con famiglie e imprenditori.
Agli imprenditori direi che con un terzo di quelle somme, vado a rimborsare i danni del Covid, ma a condizione che due terzi di quelle somme, tu li spendi in investimenti. Come? A me interessa una sola cosa: che tu crei posti di lavoro a tempo indeterminato assumendo persone e pagandole come Dio comanda
.