Prima di pensare ai cambiamenti politici, fino a oggi tutti naufragati nella resa più o meno incondizionata alle logiche del potere finanziario armato di formidabili armi di ricatto dei Governi, quali ad esempio, il fantasma dello spread sui titoli di Stato è necessario cambiare l’individuo.
Occorre partire da una rivoluzione interiore, prima di proporre una rivoluzione sociale.
Occorre prendere coscienza del fatto che siamo tutti servi di un regime finanziario che ci costringe a girare tutta la vita sulla ruota della produzione e dell’interesse non dovuto a un sistema di banche speculative private.

Vedete proprio in questi giorni, quando tutti i giornali stanno intitolando i Recovery Funds, Draghi ci porterà di nuovo in Europa, la rinascita dell’Europa, la rinascita dell’Italia, io la vedo esattamente all’opposto. Penso che questo sia l’ultimo atto di svendita di un Paese, iniziata esattamente 40 anni fa, quando nel 1981 con una semplice lettera tra Ministero del Tesoro e Banca d’Italia si decise di perdere la sovranità monetaria.

E poi da lì sarebbe franato il debito pubblico. Prima di partire a parlare di ristrutturazione del Paese dobbiamo capire che l’arma di ricatto del non avere la sovranità monetaria, cioè lo spread manovrabile dalla banca centrale, è un’arma assolutamente coercitiva nei confronti dei Governi.

Quindi, o noi riporteremo l’economia ad avere il suo ruolo di mettere il pane sulla tavola delle famiglie e dare posti di lavoro alle persone, oppure continueremo a fare giochi finanziari, nei quali un po’ con le riforme delle pensioni, un po’ con il reddito di cittadinanza, un po’ con bonus dati a tutti faremo sempre politiche panem et circenses finalizzate a mantenere un controllo sociale, mentre pochi diventano sempre più schifosamente e vergognosamente ricchi.

Malvezzi​ Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi