Dicevo nella precedente pillola che una vera integrazione europea dovrebbe riguardare l’unione fiscale e del lavoro prima dell’unione monetaria. Noi invece abbiamo fatto prima l’unione monetaria e poi non abbiamo fatto nulla per unire i paesi.

Infatti nessun passo avanti in mezzo secolo è stato fatto in tali due materie, che sono quelle che più impattano sui temi veri del disagio sociale. L’unica manovra fiscale sensata per l’Italia in questo frangente dovrebbe essere quella di abbassare le aliquote fiscali sulle imprese e segnatamente sulle piccole e micro imprese che per i dati in mio possesso derivanti da un’analisi effettuata da decine di studi commercialisti supera mediamente il 50% del reddito imponibile.

Sono 370 le aziende analizzate: i ristori da Covid sono irrisori, arrivano al 5% di fondo perduto rispetto al fatturato perso e non al 60% come raccontano i giornali, e la pressione fiscale vera è superiore al 50%. Se poi consideriamo anche tutte le altre imposizioni che gravano sulle imprese arriviamo a una pressione che supera il 60%, questa è la verità.

Ecco perché l’unica cosa da fare sarebbe abbassare la pressione fiscale. Il problema è che da 40 anni c’è un lavaggio del cervello per il quale gli imprenditori sono diventati evasori fiscali. Vengono rappresentati come colpevoli fino a prova contraria, delinquenti, truffaldini. Quindi non stupitevi se poi c’è disoccupazione, povertà e il paese va a put***e. La spiegazione è questa.

Noi abbiamo una classe politica per cui le aziende sono diventate gli agnelli sacrificali, quindi i piccoli imprenditori e i liberi professionisti sono quelli che in Italia pagano le tasse, non hanno diritto alle stesse tutele che hanno i lavori dipendenti e sono cornuti e mazziati.

Malvezzi Quotidiani, pillole di economia umanistica con Valerio Malvezzi