Fuochi e fiamme: e stavolta non stiamo parlando della cucina dello chef Antonello Colonna, ma del dibattito che ha infuocato col suo intervento senza freni a ‘FoodSport’.
Del resto, la rabbia che attraversa le attività più umili e le microimprese, è la stessa che sta attraversando anche i grandi chef con catene enormi nel comparto della ristorazione. Il momento è difficile anche per loro, visto che tutto il settore vive ormai da mesi col fiato sospeso e le saracinesche abbassate, ma con le tasse da pagare (quelle sono rimaste).

Così è anche per un noto volto del panorama culinario come Colonna, tra i fortunati che dal 26 aprile potranno riaprire grazie ad un vasto spazio all’aperto di cui è dotato il suo dehor milanese.
Ma in diretta lo chef ha rivelato di aver chiuso le sue attività molto meno di quanto previsto da Dpcm vari e decreti legge, complice anche la mancanza di chiarezza e le zone grigie che in un anno di pandemia e provvedimenti anti-Covid hanno pullulato tra le poltrone del Consiglio dei Ministri.

Questo il commento di un irrefrenabile Antonello Colonna a ‘FoodSport’, ai microfoni di Ilario Di Giovambattista, Enrico Camelio e Zeljko Pantelic.

Io ho smesso di farmi domande il 3 marzo 2020. Non mi faccio più le domande, altrimenti passiamo veramente per fessi.
Io il 26 aprile apro a Milano, perché ho un dehor di 400 metri. E se piove? Quindi che domande posso farmi? Perché mi debbo fare le domande?
Dal 28 maggio non ho mai chiuso. Mai. Ho faticato chiedendo ai miei amici che si occupano di Costituzione, legge e diritto se potevo stare aperto: leggi il Dpcm e scopri che gli alberghi possono stare aperti. Ma se non ci istruiscono e ci informano soltanto… adesso Draghi ha dato queste informazioni, che si sono espanse e che succede? Che ognuno si fa i suoi colori.

A me non hanno mai controllato. Io vado tutte le settimane a Milano, mai un controllo. Poi se proprio voglio fare la persona civile e vado davanti alle forze dell’ordine coi documenti, mi guardano un po’ come a farmi “ma vedi d’annattene”. Non dico questo, ma siamo lì.
Con tutte le forze che abbiamo, tra Ferrovie dello Stato, polizia, esercito, se veramente volevano, il treno non lo prendeva nessuno, perché i controlli sarebbero stati passo passo come nelle navi da crociera. Invece no, tu sali.
Io quando vado a Milano e mi dimentico la certificazione, arrivo e faccio un biglietto per Zagarolo. Entro dal red carpet dei locali.
Quindi dove sono le cautele? Perché mi devo mettere ‘sta mascherina? Io alle volte sul treno faccio il prepotente. Mi dicono: “Può togliere la mascherina solo quando mangia e beve”. Io ho mangiato e bevuto per tre ore fino a Milano. So di essere incivile, ma non possono offendere la mia intelligenza.

Dov’è la Fipe? Chi ci informa a noi? Io tutte le mattine la ricevo la rassegna stampa che mi dice se siamo gialli, verdi, se l’albergo può riaprire, le spa… non si parla più delle spa, né degli alberghi. Sapete che ho fatto io? L’ho aperta! Visto che non se ne parla più…
Non è che ci fanno riaprire per farci respirare. Io dico sempre “scienza della salute e scienza dell’economia”: queste due scienze si devono confrontare. Siccome Draghi sta rimanendo col cerino in mano, avrà detto facciamo aprire questi poveri Cristi, quantomeno ci scapperà il caffè la mattina. Infatti i ristori non arrivano più.
Se lo sapete lo potete dire, se non lo sapete chiedetelo a chi fa questo mestiere
“.