Caos sui vaccini, ma di che tipo? La somministrazione del vaccino AstraZeneca resta al momento sospesa in tutta Italia, dopo gli eventi avversi sui quali si sta già indagando per un eventuale nesso di causalità. Ma, andando oltre l’aspetto sanitario, quello che ha sorpreso della vicenda è il modo con il quale si è arrivati al blocco del prodotto.

Il comunicato dell’Agenzia italiana del farmaco con il quale si annunciava la sospensione sul territorio nazionale dei lotti di AstraZeneca è stato infatti preceduto da una nota, nella quale meno di 24 ore prima la stessa AIFA aveva definito «ingiustificato» l’allarme nei confronti del vaccino. Se a ciò si aggiunge il coro di voci contrastanti apparse in queste ore sui media di ogni genere, la domanda diviene naturale: dove sta la verità?

Per fare chiarezza e per andare controcorrente rispetto a chi invece ha fatto confusione, Fabio Duranti e Francesco Vergovich hanno ospitato il parere del Prof. Maruotti, ordinario di statistica dell’Università Lumsa.

Questo il suo intervento in diretta a “Un giorno speciale”.

https://youtu.be/HBmW9yDW5Qo

“Bisogna prima definire se esistono nessi di causalità tra gli eventi avversi e il vaccino. In fase di sperimentazione, per il caso del Johnson&Johnson ma vale su tutti gli altri vaccini, abbiamo osservato una proporzione di 30 casi ogni 60.000 persone di eventi avversi. 30 su 60.000. Ma non nella popolazione vaccinata, ma nella parte di campione a cui era stata somministrata la soluzione fisiologica, quindi il campione di controllo. Che vuol dire? Che nella popolazione, nella vita di tutti i giorni, questi eventi avversi accadono.

Oggi in Italia con il vaccino AstraZeneca sono 30 eventi avversi, ma non su 60.000 ma su 5 milioni. Quindi il numero di eventi avversi attesi è minore di quello che noi ci aspettiamo in una popolazione.

Io con il conforto della statistica posso dire senza ombra di dubbio che il vaccino sia sicuro. I numeri non hanno sentimenti, poi possiamo discutere sull’opportunità della comunicazione di alcuni enti. Noi dobbiamo lasciare da parte l’emotività nelle decisioni che prendiamo e guardare i numeri. Le decisioni prese sull’emotività non sono mai corrette”.