“Il figlio aveva la peritonite, lei era felicissima perché non era Covid. Queste cose non devono più accadere” ▷ Dott. Campana

Complici i dati, nella coscienza comune si è ormai plasmata l’idea secondo cui i bambini si ammalano meno di Covid -19 e, rispetto agli adulti, hanno meno probabilità di sviluppare i sintomi gravi della patologia.
Ma è la variante inglese che in questo momento preoccupa più del resto, dato che la trasmissibilità è maggiore rispetto al virus originario, ma al momento non si sa ancora molto riguardo l’effetto sui bambini.
Sembra quindi esserci oggi una preoccupazione estrema nei genitori, la stessa che avevamo già visto nei primi mesi di lockdown, quando – è vero – tutto era ignoto, e ciò ha causato una paura alla stregua di un’ossessione.
Come è accaduto ad esempio al Direttore del reparto Covid dell’ospedale Bambino Gesù di Palidoro, Andrea Campana, che ha visto gioire una mamma perché il figlio non aveva il Covid (ma in compenso era affetto da peritonite).

Facciamo chiarezza su varianti, scuola e contagiosità con il Dott. Campana a ‘Lavori in Corso’.

Nel primo periodo il Covid era molto peggio nella testa di un genitore di quanto non sia ora, quindi tenevano i bambini a casa come erano abituati a fare anni fa i nostri genitori e i nostri nonni.
Purtroppo in un caso che ci è capitato ciò ha fatto sì che nell’arco di ventiquattr’ore, un quadro addominale che non sestava alcuna preoccupazione, diventasse una peritonite. Sono andato dal genitore e ho iniziato a tranquillizzarlo dicendogli che si trattava di peritonite, ma la cosa che mi ha colpito molto è stata la reazione: “Cosa? Non è il Covid?”. Questa mamma era felicissima che il bambino avesse la peritonite e non il Covid.
Questo non deve più succedere adesso, è fondamentale capire che il Covid va preso seriamente con il timing giusto sulle terapie, ma non si può tralasciare una malattia molto più grave come una peritonite.
Il bambino poi è stato benissimo, quindi la possiamo raccontare come una cosa divertente.

“Ho imparato ad essere umile e osservare in questi mesi. Dal 23 marzo, quando ho aperto il centro di Polidoro, ad oggi, i bambini che sono stati ricoverati per dei contagi interscolastici saranno stati forse 5 o 6, gli altri lo hanno preso in ambiente domestico. Questo significa due cose: la prima è che se ci sono questi contagi a livello scolastico sono forme lievi, la seconda è che probabilmente il contagio non è la scuola ma il contesto scolastico, ciò che abbiamo intorno. La scuola diventa un problema solo se diventa focolaio, così come per qualsiasi struttura. Non si può generalizzare sulle scuole, dovrebbero attrezzarsi per poter vivere in sicurezza la pandemia senza togliere nulla ai bambini.

Fare i tamponi troppo presto quando si è asintomatici è rischioso perché nelle prime 48 ore può risultare negativo. I bambini sono dei vettori ma ormai sono dimostrati da tanti studi che la contagiosità del bambino è inferiore a quella dell’adulto. Gli asintomatici sono comunque contagiosi, questo è importante tenerlo presente.

Le nuove varianti? Indipendentemente dalle fasce di età, al Bambino Gesù di Roma, nel reparto Covid, in questo momento non abbiamo isolato una variante nei bambini. Questi numeri impressionanti che vengono detti o sono in tutto il resto d’Italia e non nel Lazio (ma non mi risulta) oppure si sta facendo un’esagerata preoccupazione per le varianti nel bambino. Non c’è dubbio ed è dimostrato che le varianti sono più contagiose nell’adulto, non è ancora dimostrato che siano più gravi nel bambino.