La vita imita l’arte più di quanto l’arte non imiti la vita“: il concetto di Oscar Wilde era filosofico, ma può ben essere applicato alla realtà, se quella realtà ha il privilegio di chiamarsi Roma.
L’anima artistica della città, che è poi quella che l’ha intrinsecamente resa grande anche nei secoli più bui, potrebbe scoprire un nuovo volto spolverando le sue antiche origini, con uno che di arte ne mastica e di romanità ne assapora quale Vittorio Sgarbi.

Il sindaco di Sutri conosce bene le sfumature che si possono realizzare su una tela come quella di Roma, ne ha dato una dimostrazione pratica al semi-corteo di Piazza Navona, dove ha ufficializzato la sua candidatura: “Guardate là – ha detto indicando l’ambasciata brasiliana a Palazzo Pamphilj – io ho fatto togliere l’intonaco rosso vent’anni fa e rimesso quel colore dell’aria, azzurro e grigio, che vedete. Nessun altro se non me poteva avere l’intuizione di togliere un colore che falsificava questa piazza.

Virginia Raggi e Carlo Calenda dovranno quindi fare i conti con un nuovo pittoresco avversario, fermo restando che il centrodestra è ora chiamato a fare bene i suoi calcoli sul nuovo candidato, sapendo che Vittorio Sgarbi gioca questa sfida pressappoco “in casa”.

Come renderà questa casa di nuovo ‘Caput Mundi’ ce lo ha spiegato a ‘Un Giorno Speciale’ in diretta con Francesco Vergovich.

“I sondaggi sono chiari”

Siamo due candidati, quindi questo prova che non si vota perché la mancanza di fervore intorno alla candidatura indica la certezza che è stata sigillata dalle parole di Mattarella quando ha detto “o Draghi, o Draghi”, che non era “o Draghi o voto”, quindi se avessimo votato tutti contro Draghi, sarebbe stato Draghi lo stesso.
E Mattarella ha detto che non si vota perché anche se sarebbe la cosa più giusta in questa situazione di mancanza di una maggioranza, per la pandemia non si può. Ora, la pandemia non è che può valere per le politiche e non per 1400 comuni e le principali città italiane con almeno 20 milioni di abitanti che porterebbero comunque allo stesso effetto delle politiche.
Quindi per conseguenza di quella frase lui sarà costretto a fare una “moral suasion” senza fatica con la Lamorgese per indurla a rimandare le elezioni a ottobre.
Questo, che evidentemente è già un discorso su cui hanno cominciato a ragionare i partiti, ha indotto a non avere alcuna fretta per presentare i candidati che non ci sono né a Roma, né a Milano, né a Torino, né a Napoli.

E’ una situazione che vuol dire che a questo punto ci sono solo degli outsider, i quali sono pur pesanti. Potremmo essere sia io per il centrodestra che Calenda per la sinistra, però non siamo stati chiamati a farlo, quindi siamo due schegge impazzite che potrebbero portare a una sconfitta nel primo turno di entrambi i poli. Cioè se io mi presento con Meloni, Lega ecc… potrebbero vincere al primo turno, se mi presento da solo posso portarli al ballottaggio.
Stessa cosa vale per Calenda: se fosse il candidato per la sinistra avrebbe buone chance. I sondaggi che ho io danno me al 26%, la Raggi al 24%, al ballottaggio io vinco contro la Raggi e perdo contro Calenda. Questo è il dato dei sondaggi fino a un mese fa, adesso li rifaremo e vedremo, perché c’è stato molto entusiasmo in quest’occasione”.

“Il Rinascimento di Roma non può prescindere dall’arte”

Roma è come Parigi: noi andiamo a Parigi per che cosa? Perché è bella, divertente e c’è il Louvre. A Roma non c’è il Louvre, però ci sono molti Louvre. I secoli di Parigi sono due: l’Ottocento e il primo Novecento. I secoli di Roma sono venti.
Potremmo avere una città e invece siamo meno attrattivi di Berlino, più persone vanno a Berlino quindi c’è qualcosa che non torna. Non si può immaginare la ripresa di Roma, al di là delle strade, dell’immondizia e di tutti i temi, se non basata sopra ‘Roma Caput Mundi’: Roma città più bella del mondo, Roma punto di congiunzione fra Parigi e Istanbul. Sotto questo punto di vista ho il vantaggio di essere su un segmento assolutamente essenziale legato alla parola “Rinascimento”.
Rinascimento a Roma vuol dire Michelangelo, Raffaello, la Cappella Sistina, Santa Maria della Pace, il Barocco, il mondo cristiano ecc… Non c’è ragione per non venire a Roma: da questo punto di vista io posso fare il sindaco come lo fece Argan che è un precedente importante, lo storico dell’arte più famoso del suo tempo e del nostro che intende questa necessità di far coincidere Roma con la civiltà assoluta e la più alta del mondo; oppure posso mettermi d’accordo col centrodestra e fare l’assessore alla Cultura”.

“Abbiamo dei colpi meravigliosi da fare”

Intanto farei una valutazione di quello che non è aperto. Abbiamo due valutazioni da fare: il patrimonio comunale che fu inventariato da Tronca, il quale scoprì che aveva una quantità di aree, palazzi, appartamenti affittati senza che nessuno pagasse. Adesso abbiamo l’inventario dei musei, a Roma ce ne sono 84 comunali. Ora serve di capire come coordinarli, quali aprire, cosa fare con i biglietti. Si tratta cioè di far diventare 84 musei un Louvre. Abbiamo poi dei colpi meravigliosi da fare, fra questi musei c’è anche il museo che non c’è, quello Torlonico che è stato accennato in una scelta di cento statue: riaprire tutte le statue di Torlonia è un impiego fondamentale, e non sono cento, ma seicento.
E poi occorre riattivare l’arte contemporanea, perché il palazzo delle esposizioni è semi-chiuso. Non si capisce perché, è un palazzo meraviglioso. E poi non ci sono mostre a Roma
“.