Non avevo ancora preso la mia posizione per vedere la partita, che su un cross di Pereyra, al quarto minuto, Glik (oggi nelle vesti di capitano per la positività al Covid-19 di Schiattarella) mentre tentava di contendere al gigante Simy un pallone di testa, invece di allontanarlo dall’area, lo indirizzava sfortunatamente verso la sua propria porta; dove un Montipò senza dubbio non ancora concentrato, non è riuscito a evitare che esso toccasse il fondo della rete.

Al ventinovesimo minuto, un altro gol di Simy e la partita diventa ancor più scura per i campani. Solo Lapadula si impegna con caparbietà e crea delle occasioni facili per Insigne, che per due volte sbaglia in modo infantile. Al quarantesimo purtroppo il napoletano si fa male alla caviglia ed è sostituito da Caprari, che dà subito maggiore vitalità all’attacco. Ma non basta! Oggi, per il Benevento, la partita è di quelle che nascono male e non si riescono a sbloccare fino alla fine; come se fossero scritte anticipatamente.  

Per quanto mi concerne, oggi credo di essere veramente impreparato su questo incontro-scontro; perché esso è stato così brutto, da farmi appisolare, nonostante lo sforzo che ho fatto per restare sveglio. Ho aperto gli occhi con difficoltà solo verso il quarantacinquesimo minuto, giusto in tempo per vedere l’azione di gioco più bella: una acrobatica mezza rovesciata di Hetemaj, col pallone diretto appena una ventina di centimetri più giù dall’incrocio dei pali; e una reazione ultraveloce del portiere del Crotone Cordaz, che riesce a mandarlo in angolo, facendo pensare a chi conosce il calcio: “Oggi questo non prende neanche un gol” Onestamente, io ho avuto l’impressione che il pallone fosse entrato; ma non vorrei che ciò fosse dipeso dal desiderio che così fosse.  

I minuti scorrono tediosamente e al cinquantaquattresimo, ancora Simy, su passaggio di Rivière, perfora Montipò per la terza volta; diventando così ‘l’incubo persecutorio ricorrente’ di Filippo Inzaghi. Sei gol in due partite non sono cose di tutti i giorni. E peccato che il ‘politicamente corretto’ ci impone di non scrivere alcune parole, altrimenti il titolo sarebbe stato (nei contenuti) di quelli che piacciono al mio amico Sigmund. Sì, proprio lui: Freud!

Al sessantacinquesimo Vulic festeggia in modo tenero, davanti alle telecamere, per la famiglia, il quarto gol della squadra calabrese e i campani subiscono questa ennesima sonora martellata senza riuscire neanche a reagire. Nonostante i tanti gol del Crotone, Iago Falque cerca di non mollare, e in qualche modo poi riesce ad accorciare, trovando fra una selva di gambe, il pertugio fortunato per inviare la palla in fondo alla rete. Ma in nome della verità, la strega, oggi, è apparsa quasi priva di mordente. Come se le feste e le fatiche per portare i regali in giro, l’avessero stancata un po’ troppo. 

Nella squadra oggi è mancata l’armonia. Ognuno ha giocato per sé, come se la armonia musicale fosse una successione di singole note e non una base di accordi di diverse note insieme. Il gioco del calcio si fa con 11 calciatori (più quelli in panchina) che si devono muovere psicosomaticamente all’unisono; come un corpo unico e seguendo il direttore d’orchestra. Ma oggi tutti erano stonati e tentavano ‘assoli’ impossibili.

Il centrocampo non è esistito. Dabo, che tante speranze aveva destato all’inizio, continua a deludere. Ionita si è smarrito non si sa dove. Forse la botta in testa gli ha fatto davvero male. Barba che stava giocando bene, si è poi fatto scappare Simy nell’azione del gol. Insigne non è riuscito a trovare la porta. Tuia, oggi è stato meno vivo di altre occasioni, Di Serio, deve maturare, Improta non può faticare da solo, Lapadula è stato più mobile ma non trova la porta.

In conclusione, l’amore verso il Benevento, m’imporrebbe di non essere troppo duro con i ragazzi della squadra e con lo staff, ma l’amore, si sa, a volte è egoista e chiede sempre di più.

Mimmo Politanò