Di nuovo sotto l’occhio del ciclone, e stavolta non per una presunta inaffidabilità scientifica, bensì per clamorose negligenze degli staff sanitari che li hanno effettuati. Parliamo dei test molecolari per rilevare la presenza del Covid, sui quali l’Istituto Superiore di Sanità ha dato indicazioni molto chiare: se il campione viene processato dopo 48 ore va conservato a –80°C, altrimenti la sua affidabilità potrebbe risultare compromessa.
Fatta la regola, trovato l’inganno, o meglio, la negligenza: gli inviati di Report sono andati a sondare l’effettivo rispetto delle norme dell’ISS nelle strutture rispettivamente di Lazio, Calabria e Abruzzo.
Quello che è saltato fuori ha del clamoroso.

Queste regole infatti non sarebbero state seguite in alcuni casi sondati. Una ribellione? Una diversa procedura scientifica?
Macché: decine e decine di test sarebbero stati conservati in modo errato perché i sanitari non sapevano in quali condizioni biofisiche sarebbero dovuti essere mantenuti.
Una scoperta che ha dell’incredibile raccontata proprio da Sigfrido Ranucci a ‘Un Giorno Speciale’.

Siamo andati nel Lazio, in Calabria e in Abruzzo a vedere come girano i tamponi: sembra una battuta, ma devo dire che quello che abbiamo scoperto ha dell’incredibile, perché tu sai che il tampone per essere attendibile deve essere processato entro le 48 ore, fino anche al terzo quarto giorno se lo mantieni a +4°C.
Ma se superi il test quarto giorno devi tenerlo a -80°C: la cosa incredibile che abbiamo scoperto è che ci sono delle strutture qui nel Lazio che neanche lo sapevano e hanno processato tamponi ogni 10 giorni senza mantenerli a -80°C.
In Calabria addirittura abbiamo visto che questi tamponi viaggiavano dentro scatole di cartone.

Quanto ha contribuito l’incapacità e l’inadeguatezza di applicare le regole dell’Istituto Superiore di Sanità al processamento dei tamponi e alla diffusione del virus.
Abbiamo scoperto addirittura che ci sono dottoresse che fanno ancora i referti a mano: 800 referti al giorno.
Di questo passo come fai a mettere in pratica la velocità per contrastare il virus? La velocità che, lo abbiamo visto, è fondamentale per reagire tempestivamente.

Il fatto che siano impreparati anche altri Paesi è evidente, ma guardiamo anche lo studio della Johns Hopkins University che dice praticamente che noi abbiamo, in rapporto alla popolazione, il numero di morti più alto del mondo, 111 morti ogni 100mila abitanti. Non è giustificabile esclusivamente col fatto che abbiamo una popolazione vecchia, perché in Giappone non è così il rapporto, quindi dobbiamo chiederci perché da noi è così.
Per esempio siamo andati in Veneto, una Regione con una sanità eccellente e che non ha le sale di terapia intensiva affollate, tuttavia ha il più alto numero di contagi e anche il più alto numero di morti in questo momento: perché?
Perché ha scelto la strada dei temponi rapidi, che hanno un tasso di attendibilità molto più bassa di quelli molecolari
“.