Medici di base o no? Il coronavirus avrebbe potuto essere gestito meglio se non ci fosse stato quel 22 febbraio nel quale il Governo diede la precedenza alle strutture ospedaliere nella cura dei pazienti?
I risultati di alcune rare eccezioni parlano chiaro.

Lo ha dimostrato proprio la Dottoressa Dondini, medico operante in provincia di Bologna che non ha avuto un solo paziente deceduto fino alla fatidica data delle direttive di Speranza, così come una dimostrazione l’ha data il Dottor Mangiagalli sempre sulle nostre frequenze.
Insomma, aver isolato i medici di base dai propri pazienti non sembra essere stata una mossa vincente, peccato che sbagliare in questo modo in ambito sanitario comporti un prezzo non indifferente: la perdita di vite umane.

Un discorso più che delicato quello in cui si introducono Enrico Michetti e Fabio Duranti a ‘Un Giorno Speciale’, ma su cui sarebbe doverso fare chiarezza, visti i costi umani della discussione.

Michetti: “Su questo non riflette nessuno”

Nessuno riflette sulla tempestività della cura. Cioè la cura, quando è tempestiva, è chiaro che molto spesso è decisiva per il malanno o la morte del paziente.
Per cui noi oggi purtroppo abbiamo un ritardo di 24 ore, ossia: attendiamo il tampone, ma il Covid non è l’unica patologia che affligge l’essere umano, le patologie sono tante. E un ritardo di 24 ore su tutte le altre patologie a mio giudizio genera un determinato numero di morti in più.

Questi morti in più devono far riflettere, perché se tu hai un infarto, ma devi fare il tampone e nessuno ti guarda finché non c’è l’esito del tampone, tu muori. Se tu hai un’ischemia in corso e nessuno fa nulla perché attendono che il tampone venga processato, tu muori.
Se hai altre patologie similari per cui serve un intervento tempestivo e questo non ti viene prestato perché i sanitari devono prima appurare se tu hai il covid o meno, questo è un danno da ritardo che molto spesso potrebbe provocare la morte.

Intervenire con 24 ore di scarto in maniera generalizzata, come se fosse diventata una prassi, deve far riflettere. Non può passare inosservato“.

Duranti: “Gli incredibili successi dei medici di base”

“Centinaia di medici stanno intervenendo tempestivamente sul paziente modulando la cura così come fanno da anni. Queste persone curate da loro hanno un’indice di mortalità azzerato e un indice di persone che poi finiscono in ospedale bassissimo. Parliamo di percentuali ad una cifra.
Numeri incredibili, totalmente diversi dalla narrazione che vediamo e si tratta di medici che hanno continuato a fare i medici.

La verità è che oggi si vuole standardizzare e industrializzare la professione medica. Si vogliono mandare medici che sono semplicemente degli esecutori di protocolli.

Il concetto è molto semplice ed è quello che da anni ripete il Dottor Di Bella, cioè che ogni paziente è un paziente a se stante e che va curato secondo le proprie caratteristiche.

Non puntare sul medico di base è stato il grave errore dell’Italia, è il grave errore del mondo perché si vuole standardizzare e mandare chiunque (anche senza attitudine) a fare il medico, ed è quell’errore che alcune nazioni non stanno facendo. Il risultato è che sono quelle con il maggior successo”.