Tutti contro gli assembramenti e contro chi va a guardare le vetrine, magari per prendere spunto per i regali natalizi. E’ un Natale che proprio non s’ha da fare quello per cui il Governo pensa a nuove restrizioni, dimenandosi tra credibilità e pugno di ferro.
Proprio la credibilità, secondo il giornalista Alessandro Cecchi Paone, starebbe mancando in questa fase ai governanti che sempre più spesso puntano il dito contro gli assembramenti in maschera, che però sono legalmente permessi fino a che nuovo Dpcm non li separi.
Una buona dose di responsabilità dell’impietosa curva di mortalità italiana – sostiene – sarebbe importante assegnarla a chi di dovere, cioè quella politica che di errori ne ha fatti pure lei, tra i quali, come scrive Cecchi Paone nel libro redatto con Pierpaolo Sileri “Covid segreto. Tutto quello che non sapete sulla pandemia“, l’istruzione del Cts: incompleto e marginale.

L’intervista ai microfoni di Stefano Molinari e Luigia Luciani.

Tutti contro gli assembramenti

Facevo notare ai tempi della movida giovanile questa osservazione: scusate, se è tutto aperto, se è tutto disponibile, se è tutto concesso cosa dovrebbero fare? Dovrebbero autodisciplinarsi, ma è una cosa che non si capisce. Uno che dovrebbe fare? Scendere da casa e mettersi d’accorso con gli altri a turni?
C’è un atteggiamento secondo me intollerabile, non si ha il coraggio di prendere decisioni “alla Merkel” e allora si scarica la colpa sulla gente che fa ciò che è permesso. E’ incredibile accusare le persone di fare ciò che è permesso.
Capisco l’accusare le persone di fare ciò che è vietato, ma se fanno ciò che è permesso non è ammissibile questa continua critica.

Qui si tratta di capire che le curve si sono tutte quante abbassate perché è stata fatta un’ottima politica di chiusura elastica con le varie fasce colorate. Indubbiamente ha funzionato perché permette sia di peggiorare la chiusura che di migliorarla come effettivamente è avvenuto. Adesso però sotto natale e capodanno scatta il meccanismo in molti politici della paura del consenso, però c’è di mezzo la vita e la salute: io ricordo che si sono schiacciate tutte le curve tranne quelle della mortalità. Oggi siamo di nuovo a 491 morti.

Ho sempre considerato Zaia un leghista dal volto umano, ma ora sta sprecando questo bellissimo patrimonio di credibilità che aveva messo insieme nel corso della prima fase.
Non si può e nn si deve attribuire la colpa che a turno danno ai ragazzi della movida, ai ragazzi a scuola o alla gente che va in giro. La gente che fa cose consentite non può essere considerata in alcun modo responsabile, la responsabilità è di chi non sa programmare, di chi non sa fare un adeguato scaglionamento delle entrate nelle scuole, di chi non sa mettere in piedi un adeguato sistema di trasporti che eviti le folle in autobus, treni e metropolitane.
Praticamente scaricano le loro responsabilità e le loro criticità – e non solo Zaia – sulla popolazione che si limita a fare ciò che è consentito.
Io non ho mai visto gli italiani così ligi al rispetto delle regole.

Pandemia: quanto durerà?

La previsione di Gino Strada? Spero sbagli, perché sarà il grand’uomo che dicono ma non è un epidemiologo, un infettivologo o un virologo. Di solito tutte le grandi epidemie durano un paio d’anni, massimo 3. Siccome uno è già passato non ci arriviamo agli altri 3 che dice lui.
In più sta per partire la campagna di vaccinazione più clamorosa della storia della medicina, quindi diciamo che secondo me un po’ non è materia sua e un po’ speriamo che si sbagli.

“Al Cts mancavano competenze fondamentali”

Cosa avrei fatto al posto del Governo? Per esempio non avrei mai messo in piedi il Cts, perché esiste già un Istituto Superiore della Sanità e un Consiglio Superiore della Sanità che sono perfettamente in grado di fare quello che fa il Cts.
Oltretutto nel comitato tecnico-scientifico prima mancavano le donne, che abbiamo fatto mettere grazie alla nostra denuncia e poi mancavano una serie di specializzazioni che quando c’è una grave crisi sono indispensabili. Voi sapete che nel mondo contemporaneo da tempo si è capito che la malattia non è solo un fatto strettamente clinico: c’è una componente psicologica, sociologica, affettiva, relazionale, sociologica… la crisi, in qualunque tipo di emergenza, va affrontata con una visione sistemica. Soprattutto quando si parla di una pandemia che coinvolge tutta la nazione
“.

Conte bravo nella prima fase, ma ora si sta incartando in tutta questa serie di comitati e sottocomitati dove alla fine nessuno decide più nulla“.