La crisi economica che ci sta attanagliando sta facendo emergere i temi complessi di una società come la nostra.
Pensiamo alla ristorazione, che sta vivendo una crisi incredibile. E parliamo anche della grande ristorazione per le aziende, con lo smart working. Per non parlare della ricaduta che c’è sui piccoli esercizi, visto che le persone sono a casa in smart working, appunto: non scendono più a far colazione, non scendono a prendere il panino né tantomeno il piatto di pasta.

Il lavoro da casa sta producendo un cambiamento radicale anche nei numeri.
Abbiamo parlato della ristorazione, ma potremmo parlare di altri mille settori: tutte le startup che sonno state inventate, cosa produrranno?

Produrranno una diminuzione dei tempi di lavoro per produrre beni e servizi. I tempi di lavoro diminuiranno, e poco alla volta dovremo affrontare una grande questione come quella della riduzione generalizzata dell’orario di lavoro. Ma a parità di salario (dico io).
Potrà sembrare velleitaria, ma è una proposta che va considerata, perché o si concentrano i profitti nelle mani di pochissimi, o si cambia sistema.

“Lavorare tutti, lavorare meno e vivere meglio” potrebbe essere lo slogan.
Per fare questo, in un tessuto come quello italiano fatto di piccole imprese, c’è bisogno di un intervento forte dello Stato, dello struttura pubblica.
Faccio un esempio: invece che spendere soldi improduttivi per il reddito di cittadinanza e far stare delle persone a casa, se si riducesse l’orario di lavoro e si implementassero quei soldi per una riduzione generalizzata dell’orario di lavoro – chiaramente con lo stesso salario – potremmo appunto “lavorare tutti, lavorare meno e vivere meglio”.
Non è un auspicio, ma una necessità.

3 minuti con Marco Rizzo


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