Il 2020 non è un anno semplice per il mondo e soprattutto per il nostro paese. Ancora oggi si combatte contro l’emergenza sanitaria Covid -19. Emergenza che ha portato alla luce anche difficoltà economiche e istituzionali a cui far fronte nell’immediato.

A tal proposito si è discusso su varie proposte di riforma ma in cima alla lista si parla della definitiva apertura al taglio dei parlamentari. Ma a cosa serve davvero questo referendum? Forse a ridurre rappresentanza politica e assumere derive dittatoriali, secondo l’economista Valerio Malvezzi, che interviene a “Un giorno speciale”.

Ecco le sue riflessioni.

Il taglio dei parlamentari

“Siamo di fronte a linee di deriva autoritaria, taglio parlamentari ne è un esempio e ridurre il numero dei parlamentare significa ridurre rappresentanza politica. ci sarebbero delle proposte molto più semplici e pratiche. E’ una situazione kafkiana, la priorità pare essere la nuova legge elettorale, parlano di referendum, parlano di argomenti che interessano a loro. Ci sono alcune stime. Confindustria stima 1 milione di posti di lavori dipendenti a rischio questo autunno. Secondo Cerved vanno in default, falliscono, il 10% delle aziende italiane e un altro 26% è a rischio. Usano i termini inglesi perché non sono belli quelli italiani. Perché la chiamiamo default? Chiamiamola morte, perché default in economia significa questo”.

La situazione imprenditoriale

“Perciò c’è un rischio di chiusura del 36% sul sistema imprenditoriale italiano, mentre questi che sono molto abbronzati perché hanno fatto delle vacanze lunghe, si stanno occupando di leggi elettorali. Volete un altro dato? La CGIA di Mestre parla del 40% di imprese a rischio chiusura, parliamo di 1,5 milioni di lavoratori dipendenti. Non basta? L’Istat parla del 38% delle imprese italiane che è a rischio default entro 12 mesi e parla complessivamente di 3,6 milioni di lavoratori.

È una situazione pazzesca sotto il profilo economico! Mi dicono tutti la stessa cosa: non sappiamo quanto terremo aperta l’azienda. L’ho detto tante volte, bisognava dare contributi a fondo perduto o non far pagare le tasse. Lo Stato non lo ha voluto fare per non fare arrabbiare Bruxelles e io mi aspetto un autunno caldo. Mi aspetto che le persone prima o poi vadano in piazza per chiedere chiarimento di tutta l’omertà, i segreti di stato, ciò che ci hanno detto e soprattutto vadano a chiedere giustizia. Questo è chiedere parola e diritto alla democrazia. Il rischio è che avremo tante persone che perderanno il posto di lavoro”.


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